Siamo in piazza San Babila, dove l’artista Palombo ha raffigurato un murales con Giovanni Falcone e la scritta ‘Save 41 bis”.
Lo strumento principale della lotta alla criminalità, messo in discussione recentemente con il caso Cospito, viene ricordato tramite questa opera che vuole essere un monito per ricordare le vittime di mafia come appunto il giudice Falcone ucciso nei primi anni Novanta insieme alla moglie e alla sua scorta.
Prima del caso Cospito non c’erano mai state tutte queste polemiche per quanto riguarda il regime del 41 bis, ovvero il carcere duro come stato di detenzione per i criminali del calibro ad esempio di Matteo Messina Denaro e i membri delle Brigate Rosse.
Questi vengono messi in totale isolamento e non possono godere di alcuni benefici riservati ai detenuti in regime carcerario normale. Tanti gli scontri che ci sono stati per liberare da queste restrizioni l’anarchico Alfredo Cospito, applicate dall’ottobre scorso.
Molti però sparlano senza sapere davvero di cosa si parla e soprattutto dimenticando che il 41 bis è uno strumento importante per combattere la criminalità, per questo motivo l’artista AleXsandro Palombo ha voluto ricordarlo con un murales apparso questa mattina in piazza San Babila a Milano.
Su uno sfondo nero vediamo Giovanni Falcone con un pennello in mano, macchiato di vernice rossa e alle sue spalle appunto la scritta rossa ‘Save 41 bis’. Ricordiamo infatti che fu proprio la mafia a ucciderlo a Capaci, in una strage che nel 1992 lo uccise insieme alla moglie Francesca Morvillo e ad alcuni agenti della scorta. Rimasero ferite anche 23 persone.
Il murales vuole essere un monito a non dimenticare tutte le vittime innocenti che hanno trovato la morte per mano dei terroristi mafiosi e un invito a riflettere e trasmettere la memoria in un momento storico molto particolare in cui il carcere duro viene attaccato.
È stato proprio il giudice Falcone che ha voluto la norma del 41 bis per impedire ai criminali di poter mandare ordini all’esterno del carcere, questo infatti prevede un totale isolamento dagli altri detenuti.
Molti chiedono di rivedere il carcere duro ma Falcone, con il suo pennello grondante di vernice rossa, invita a salvaguardare questo strumento, con uno sguardo che entra dritto al cuore delle persone che lo guardano, come una cruda testimonianza bidimensionale degli orrori che le mafie possono compiere.
Il regime del 41 bis è entrato a far parte dell’ordinamento penitenziario da circa 30 anni ed è uno degli strumenti più utilizzati per combattere la criminalità organizzata, infatti molti carcerati riescono senza questo, a mandare messaggi all’esterno per impartire ordini per seguire omicidi e quant’altro.
Nel 2002 la norma del carcere duro è stata estesa anche ai condannati per terrorismo ma in cosa consiste esattamente? Questa ha lo scopo di interrompere i legami dei carcerati con l’esterno e l’interno della struttura dove sono detenuti. Dura 4 anni ma può essere prorogata in base allo specifico caso.
Il detenuto in 41 bis è solo in cella, ha un colloquio mensile di un’ora attraverso un divisorio di vetro, momento durante il quale è sorvegliato da un agente.
Questo regime carcerario sta incuriosendo molte persone soprattutto dopo il caso Cospito, infatti sebbene la maggior parte dei condannati al 41 bis abbiano commesso reati mafiosi, molti si sono macchiati di altri reati, è il caso appunto dell’anarchico che ha gambizzato una persona e organizzato un attentato a una scuola di Carabinieri a Fossano.
L’artista è molto conosciuto nel mondo dei murales, ad esempio negli ultimi due mesi è stato impegnato per il tema della Giornata della Memoria e poi ha realizzato altri disegni a Milano in ricordo di Mahsa Amini.
In merito a questo suo nuovo intervento nella città meneghina ha dichiarato attraverso una nota:
“La città è piena di scritte contrarie al 41 bis e credo che questo sia un oltraggio alle vittime di mafia. La criminalità organizzata è una violazione dei diritti umani e della libertà, noi dobbiamo impegnarci a trasmettere la memoria per non vanificare il sacrificio di tanti innocenti, come Falcone che con la sua morte diede il via libera a questa norma fondamentale per evitare l’arrivo di ordini di morte all’esterno del carcere”.