Una località che non può mancare nella lista dei luoghi da visitare è, sicuramente, Capo di Lago, in Val Camonica.
Nel dialetto locale “Cò de Làch”, è una piccola frazione di Darfo Boario Terme, in provincia di Brescia, una stazione termale molto conosciuta e rinomata. Capo di Lago è un piccolo borgo dove, ancora oggi, vivono alcune decine di abitanti.
Sorge sulle rive di un piccolo lago, il lago Moro, incastonato tra le colline delle Sorline e Rodino, ai piedi del Monte Pora. In questo piccolo borgo sono ancora presenti le varie vie di comunicazione costruite ed utilizzate dagli antichi Romani.
Il Troncone della via Valeriana, per esempio, che richiama i sentieri utilizzati nel tempo dagli abitanti del posto. Il borgo vive anche grazie al turismo che richiama ogni anno il lago vicino al quale sorge.
E’ una zona che può essere visitata in ogni momento dell’anno, grazie ai suoi innumerevoli sentieri immersi nella natura. Durante i mesi estivi, però, è difficile raggiungere Capo di Moro.
Il comune di Darfo Boario Terme, infatti, ha deciso di vietare di raggiungere questa località con i propri mezzi, nelle ore diurne, proprio per salvaguardare l’ambiente. Ha istituito, però, un servizio di bus navetta.
Con questa, con corse ogni 30 minuti e al costo di 2 euro, solo andata, e 3 euro per l’andata e il ritorno, si può raggiungere comodamente la frazione anche nel periodo estivo.
Il posto, oltre ad essere una chicca incastonata in una valle, è anche avvolta nel mistero di una leggenda. Si narra, infatti, che, nelle notti di luna piena, appare nel mezzo delle acque del lago una culla.
Secondo la leggenda, un tempo, al posto del lago, c’era una radura all’interno della quale sorgeva una casa. Questa era abitata da una donna e dal suo bambino ancora in fasce.
Un viandante, un giorno, bussò alla loro porta chiedendo ristoro, cibo e riposo. La donna, però, lo cacciò in malo modo. Il viandante, così, mentre se ne andava, maledì la casa e i suoi abitanti.
Nel corso della notte, ci fu un diluvio che sommerse la casa insieme ai suoi due abitanti e venne, così, a crearsi il lago che oggi conosciamo. Da allora, con la luna piena, le acque del lago si illuminano e compare la culla del bambino che morì durante l’alluvione.
Da questa leggenda ha origine anche il nome dialettale del lago Moro, “lac de la cüna”, che, tradotto, significa “lago della culla”. Ha anche un secondo nome dialettale, cioè, “lac de la güna”.
Dove “guna” significa conca o fossa profonda. E sembra che questo fosse il nome con cui veniva chiamato fin dai tempi antichi. Solo con il passare del tempo fu “storpiato” in “cuna” dando, così, origine alla leggenda della culla.