Ad ogni cambio di stagione molti fanno una selezione dei vestiti usati, scegliendo di non indossare più determinati capi di vestiario.
Questo determina la necessità di eliminarli, ma dove andrebbero buttati? E soprattutto è bene sapere dove vanno per non incorrere in 300€ di multa.
Come si eliminano i vestiti usati?
Quella del riciclo è divenuta una necessità di sopravvivenza, se non vogliamo finire sepolti dalla nostra stessa spazzatura.
Sotto la pinta del movimento ambientalista, nel periodo a cavallo tra gli anni 60′ e 70′, si è arrivati a comprendere che dietro alla necessità del riciclo c’era l’importanza di diminuire la quantità di rifiuti destinati alle discariche.
Anche se un primo avvio era nato in occasione della Grande Depressione, degli anni 40′, quando è stato necessario fare i conti con la necessità di recuperare materiali di scarto, visto che le condizioni economiche non permettevano l’acquisto di materie prime.
Ora per quanto le discariche siano controllate, non possiamo assolutamente sottovalutare l’inquinamento che dai contenitori di immondizia.
Inoltre la situazione economica attuale, ha portato a una maggiore attenzione nei nostri acquisti ed anche nel nostro modo di riutilizzare l’usato, per renderlo ancora parte di un uso coscienzioso.
La nascita dei cassonetti per i vestiti usati ne è un chiaro esempio.
Raccolta e riciclo
Tutti siamo a conoscenza del fatto che nell’attuale raccolta differenziata gli abiti non trovano collocazione, se non nel sacco trasparente dell’indifferenziato. Questo però equivarrebbe a farli finire inceneriti, e molto spesso si tratta di un enorme spreco.
La necessità di non sovraccaricare i forni inceneritori e l’urgenza di dare la giusta collocazione a una materia prima “riciclabile”, ha fatto nascere i cassonetti gialli, destinati alla raccolta dei vestiti usati.
Una volta che gli indumenti sono stati controllati, parte di loro, quelli ritenuti ormai inutilizzabili saranno distrutti, mentre gli altri, saranno destinati ad un uso nuovo.
Tuttavia occorre chiarire che i cassonetti sono diversi tra loro, in quanto appartengono a tre diversi operatori ovvero:
- Unione Italiana ciechi
- Humana People to people
- Dona Valore della Caritas Ambrosiana.
L’amministrazione ha un accordo prioritario con Dona Valore. Si tratta di un’entità che unisce in modo evidente gli aspetti sociali e ecologici della raccolta selettiva degli indumenti usati.
Dona Valore si occupa della raccolta su tutto il territorio della diocesi di Milano, con una serie di cooperative sociali.
In particolare il comune si avvale di padre Daniele Badiali di Cisano Bergamasco.
In seguito, il prodotto raccolto è inviato agli impianti di destinazione finale, cui il Consorzio Farsi Prossimo sottoscrive accordi commerciali ed etici per assicurare il mantenimento degli standard di tutela dell’ambiente e della manodopera.
Complessivamente, nel 2017 è stato raccolto un totale di 31 tonnellate di abiti usati nel comune. Una quantità lievemente più bassa a quella del 2016, in cui sono invece state raccolte 37,5 tonnellate, più che nel 2015.
Ovviamente una gestione dei rifiuti che prevede l’impiego di questi cassonetti, non ha solo una valenza ambientale e sociale positiva, ma ha anche un forte risvolto di convenienza economica.
In considerazione del fatto che i materiali inseriti nei cassonetti gialli non prevedono alcun costo di raccolta e smaltimento.
Contrariamente a quanto avviene per la raccolti porta a porta degli altri materiali.