Sabato sera, Vittorio Boiocchi, capo ultrà dell’Inter pluripregiudicato, è stato ucciso a colpi di pistola da due killer non identificati. Partite le indagini sul caso.
Il nome di Vittorio Boiocchi è apparso nei titoli di cronaca ieri, perché vittima di un omicidio avvenuto sabato sera sotto casa sua, a Figino. Si trattava del capo ultrà dell’Inter, già famoso per diversi crimini ed episodi che lo avevano portato in carcere.
L’uomo è stato colpito da cinque colpi di pistola, sparati da due persone a bordo di un motorino, al momento ancora non identificati. Le indagini sono partite e gli inquirenti cercano anche un movente.
Nel mondo della tifoseria calcistica era molto noto Vittorio Boiocchi, capo ultrà della curva Nord di San Siro, in particolare sostenitore dell’Inter.
Punto di riferimento per il gruppo chiamato “Boys”, che fa parte appunto della tifoseria della squadra nero azzurra. Sabato sera, Boiocchi ha perso la vita, ucciso da colpi di pistola sotto casa sua a Figino, un quartiere nella periferia ovest di Milano.
Boiocchi non era famoso solo per essere un capo tifoseria: l’uomo, che avrebbe compiuto a breve 70 anni, era anche invischiato in numerosi atti criminali. Sono state ben 10 le condanne che lo hanno visto protagonista nella sua vita, per associazione a delinquere, traffico di droga, ricettazione, porto illegale d’armi, sequestro di persona e furto.
In tutto, Vittorio Boiocchi ha scontato ben 26 anni di carcere ma, una volta uscito di prigione, non aveva mai rotto i suoi rapporti con la mafia, su cui la polizia ora sta indagando come una delle piste per l’omicidio.
Dopo l’uscita dal carcere, poi, era tornato a capo degli Ultras, anche se da un po’ non poteva avvicinarsi neanche allo Stadio San Siro, a causa di un ordine restrittivo recente.
Gli inquirenti, dopo l’omicidio avvenuto sabato sera ai danni di Vittorio Boiocchi, sono ora a lavoro per capire quali potrebbero essere le piste giuste che porteranno ai due killer.
Chi ha ucciso il capo ultrà doveva conoscere molto bene le abitudini dell’uomo, visto che lo hanno aspettato sotto casa proprio nell’orario esatto di ritorno. Entro le 21 Boiocchi doveva rientrare a casa, visto l’ordine restrittivo che gli vietava di uscire tra le 21 e le 6 del mattino.
Quindi, i due killer erano ben informati sulla sua vita e sono entrati in azione una volta che Boiocchi si trovava solo sotto casa.
Boiocchi è stato colpito da due dei cinque proiettili sparati quella sera, che sono entrati uno nel fianco e uno dritto al collo. Il capo ultrà non ha avuto neanche il tempo di arrivare all’ospedale San Carlo, dove l’ambulanza lo stava trasportando.
Ora, le autorità devono trovare i responsabili del crimine, valutando diverse piste visto che Vittorio Boiocchi era invischiato in diversi atti criminali, in rapporti con la mafia e anche in diverse controversie nel mondo del tifo calcistico.
Spesso, infatti, ha avuto scontri forti con i suoi “rivali” della Curva Nord, per far rispettare le diverse gerarchie che ci sono al suo interno.