Condannato per abusi sessuali un 65enne accompagnatore durante una gita dell’oratorio. Ecco tutti i dettagli sulla vicenda.
Risale al 2021 la gita che è stata teatro di un abuso su una minore e che è valsa una condanna per un uomo di 65 anni. L’uomo era l’accompagnatore del gruppo dell’oratorio in una gita estiva. Il gruppo si era spostato dal milanese al bresciano, ma durante un momento di confusione, l’accompagnatore ne avrebbe approfittato per molestare una ragazza minorenne. Il fatto sarebbe rimasto impunito, se i genitori della ragazzina non avessero guardato le chat della figlia.
Fortunatamente sono state scovate prove importanti all’interno dello smartphone della sedicenne, che hanno poi consentito di aprire delle indagini più approfondite e di arrivare ad una condanna. Ecco nello specifico come si è svolta la vicenda e cosa succederà al colpevole dell’accaduto.
Abusi sessuali in una gita estiva dell’oratorio, il colpevole è l’accompagnatore
Il fatto è accaduto nell’estate del 2021, durante una gita a Sonico, in provincia di Brescia. L’oratorio era a Milano e aveva organizzato qualche giorno di vacanze estive per i ragazzi in una struttura della Val Camonica, accompagnati da un uomo di 65 anni. Questi però avrebbe approfittato di un momento di confusione per commettere il reato. Infatti, durante una serata di festa, il volontario avrebbe allungato le mani per toccare il fondoschiena di una ragazza.
Non sappiamo molto bene quali siano state le dinamiche dell’accaduto, ma la prova che ha portato alla condanna sono stati proprio i messaggi dell’accompagnatore al cellulare della ragazza, che le avrebbe scritto per scusarsi del fatto. Sarebbero stati in seguito i genitori della ragazza a vedere i messaggi e ad insospettirsi. La ragazzina quando è avvenuto il palpeggiamento aveva soli quindici anni.
Tuttavia, come spesso accade, non aveva parlato della questione ai genitori, però di fronte a quelle conversazioni dai toni molto sospetti scovate dai genitori, ha poi confessato l’accaduto. I genitori hanno provveduto poi a sporgere denuncia contro l’uomo, incensurato. Così sono state aperte le indagini, svolte dai Carabinieri di Cassano dell’Adda.
La condanna
Dopo le indagini, il caso era passato alla procura di Brescia. L’imputato aveva deciso di optare per il rito abbreviato, una procedura che salta la fase del cosiddetto dibattimento. In questo modo i tempi del processo si accorciano e l’imputato ottiene uno sconto della pena. Il pm aveva chiesto per il giudice la pena di un anno di reclusione. Tuttavia il giudice aveva trovato più consona alla vicenda una pena più grave, di due anni di reclusione. L’uomo però era ancora incensurato, quindi la pena è stata sospesa.
Ciò significa che la pena non troverà immediata applicazione, ma sarà sospesa per un periodo di tempo entro il quale, se l’imputato non avrà commesso altri crimini, verrà considerata estinta e quest’ultimo non verrà condotto in carcere. La scelta della pena sospesa viene fatta quando si prevede che un soggetto, dopo aver compiuto il suo primo reato, non ne commetterebbe altri anche senza l’intervento della pena privativa della libertà personale.