Alfredo Cospito, parla l’avvocato Corrado Pagano: “Carcere duro inutile”

Ha parlato in queste ore Corrado Pagano, legale della vittima di gambizzazione di Alfredo Cospito, l’anarchico in regime di 41 bis.

Alfredo Cospito
Alfredo Cospito – Imilanesi.it

Parlando di questo caso l’avvocato ha spiegato che secondo lui il carcere duro è inutile.

Le parole dell’avvocato Pagano su Alfredo Cospito

Ai microfoni dei giornalisti della Stampa, il legale dell’ex amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, ha spiegato che il carcere duro è una misura inutile nei confronti di Alfredo Cospito.

L’anarchico ha gambizzato il suo cliente a Genova il 7 maggio del 2012, tuttavia non è l’unico crimine per cui si trova in carcere con il regime 41 bis che in questi gironi ha scatenato diverse polemiche da parte dei suoi sostenitori.

L’avvocato Corrado Pagano ha dichiarato:

“Io sono contrario ai termini del carcere duro perché credo che leda i diritti della Costituzione. Non capisco perché questo regime debba essere applicato solo ai terroristi e ai mafiosi, ci sono altri reati molto gravi come la violenza sessuale e l’omicidio, per i quali non è previsto. Cospito non si è mai pentito veramente di ciò che ha fatto e se anche fosse, non gli credo, ci sono molti pentiti che mentono per convenienza”.

L’avvocato ha poi precisato che se dovessero emergere elementi che farebbero pensare a rapporti attuali con anarchici all’esterno, si potrebbe eseguire un processo per questo reato ma se non ci sono indizi non ha senso.

Secondo Pagano il 41 bis è superfluo, partendo anche dal presupposto che Cospito dalla sua cella, seppur indirettamente, sta influenzando attentati anarchici che si stanno verificando in questi giorni.

Striscione per Alfredo
Striscione per Alfredo – Imilanesi.it

Quindi, nonostante lo stato di arresto dell’anarchico, reati analoghi ai suoi stanno continuando quindi il carcere duro non servirebbe a nulla. Ma chi è davvero Alfredo Cospito e perché si parla molto di lui?

Chi è Alfredo Cospito

Classe 1967, Alfredo Cospito è nato a Pescare ma è residente a Torino. È uno degli elementi di spicco degli anarchici piemontesi e già negli anni Novanta il suo nome appariva nelle inchieste sul mondo dell’insurrezionalismo.

Ne ha combinate davvero di tutti i colori, a partire dalla creazione di un gruppo rivoluzionario chiamato Kn03, dal nome di un foglio anarchico dove insieme alla compagna, ora a Rebibbia, rendeva nota la formula chimica del nitrato di potassio al fine di creare fumogeni.

Gli investigatori lo considerano uno dei leader della Federazione anarchica informale, movimento che è stato definito anche terrorista e simile a un’associazione a delinquere.

Venendo alle sue condanne, Cospito è in carcere da 10 anni per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, un attentato che venne rivendicato con una lettera inviata al Corriere della Sera. Mentre il suo complice è tornato in libertà nel 2020, Cospito è rimasto in carcere e anzi è stato accusato durante quegli anni di un altro attentato.

L’anarchico è coinvolto nell’attentato del 2006 contro una scuola di Carabinieri a Fossano, in provincia di Cuneo, dove due ordigni piazzati all’interno di cassonetti sono esplosi, fortunatamente senza causare vittime né feriti.

Così sono stati aggiunti 20 anni alla sua reclusione. Secondo la Cassazione il reato di strage non è sufficiente, infatti ha ritenuto si trattasse un attentato allo Stato, per cui è previsto l’ergastolo ostativo, ovvero che non consente di godere di benefici.

Si parla molto di lui però per un motivo preciso, infatti l’uomo è il primo anarchico a finire in regime di 41 bis, ovvero il carcere cosiddetto forzato in cui il detenuto è isolato dagli altri, gode di un’ora d’aria limitata e anch’essa in isolamento, oltre ad altre condizioni peggiori rispetto a quelle delle altre condanne.

La misura è stata disposta lo scorso maggio e durerà 4 anni, per questo motivo Cospito è in sciopero della fame da ottobre scorso e le sue condizioni di salute peggiorano sempre di più. A dicembre è stato presentato un reclamo ufficiale da parte dei suoi avvocati difensori e anche un appello in Cassazione per revocare questo regime.

Stessa cosa che chiede l’avvocato Pagano ma per motivazioni diverse.

 

 

 

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