Assalirono un 42enne nigeriano, condannati due trapper

I due trapper che ad agosto dello scorso anno assalirono e insultarono un 42enne nigeriano sono stati condannati a 4 e 5 anni di carcere.

Condannati due trapper
Jordan Tinti e Traffik-imilanesi.nanopress.it

Jordan Jeffrey Baby, detto Jordan Tinti, trapper brianzolo, e il suo collega Traffik, il cui vero nome è Giancarlo Fagà di Roma, sono stati giudicati colpevoli di una rapina aggravata dall’odio razziale.

La vittima del loro attacco è un nigeriano di 42 anni, che era stato aggredito alla stazione di Carnate. Come risultato delle loro azioni, Jordan Tinti sconterà 4 anni di carcere, mentre Traffik sconterà 5 anni.

Condannati i due trapper che assalirono il 42enne nigeriano

Jordan Tinti, detto Jordan Jeffrey Baby, trapper brianzolo, e il suo omologo romano, Giancarlo Fagà, in arte Traffik, sono stati giudicati colpevoli e condannati.

Un caso di rapina, aggravato da animus razziale, ha portato i due colpevoli a condanne diverse. Dovranno scontare rispettivamente 4 anni e 4 mesi e 5 anni e 4 mesi ciascuno.

Condannati due trapper
I due trapper condannati-imilanesi.nanopress.it

Il fatto avvenne il 10 agosto quando aggredirono un nigeriano di 42 anni alla stazione ferroviaria di Carnate, a Monza e Brianza.

Lo minacciarono con insulti razzisti (“Ti ammazziamo perché sei nero”) e gettarono la sua bicicletta sui binari.

A titolo di risarcimento, l’operaio Francis Aliu Yaogeh riceverà una provvisionale di 10.000 euro, oltre alla restituzione della bicicletta rubata, che un gentile lettore di Fanpage.it aveva acquistato per lui.

I tentativi di suicidio in carcere di Jordan Jeffrey Baby

Jordan Jeffrey Baby è un trapper che dall’agosto dello scorso anno è recluso nel carcere di Pavia. Il suo avvocato, Federico Edoardo Pisani, ha espresso preoccupazione per la salute mentale del suo cliente, affermando che il rischio di suicidio di Baby aumenta ogni giorno che passa.

Il trapper, infatti, ha tentato il suicidio due volte mentre era in prigione, una volta impiccandosi con un cappio.

Vicino al corpo del ragazzo c’era una lettera destinata a suo padre, in cui c’erano scritte le seguenti parole: “Ho perso la mia più importante battaglia: quella contro la depressione, che mi affligge da mesi ormai. Non avrei molto da aggiungere, ma allo stesso tempo ho un’infinità di cose”.

“Mentre scrivo queste parole, le mie lacrime scorrono incessantemente, limitandomi solo a chiedere perdono e scusa.  Mi pento della mia incapacità di essere il figlio perfetto o addirittura un bravo figlio.  Spero che tu sappia che, anche se non l’ho mai esternato, tu sei quello che ho amato di più nella mia breve ma significativa esistenza”.

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