Comandante dei Carabinieri ucciso, la famiglia: l’assassino era lucido

Si esprime la famiglia del comandante dei Carabinieri, ucciso dal suo sottoposto. I congiunti credono che l’uomo abbia agito lucidamente.

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Lo ha ucciso nella caserma dove svolgeva il suo lavoro. Questa è stata la tragica fine di Doriano Furceri, comandante dei Carabinieri di Asso, al quale è stata tolta la vita dal brigadiere Antonio Milia. A parlare, ora, è la famiglia della vittima, la quale sostiene che il sottoposto abbia agito in maniera del tutto lucida e di essere stato consapevole delle proprie azioni che avrebbero portato alla morte del suo superiore. L’avvocato della famiglia del comandante assassinato ha preso parola. Ecco cosa ha dichiarato in una recente intervista a La Provincia di Como in merito a quanto accaduto a Furceri nelle ultime sue ore di vita.

Comandante dei Carabinieri ucciso ad Asso, la famiglia: killer consapevole

Antonio Milia ha ucciso, con diversi colpi di arma da fuoco, il suo superiore, il comandante dei Carabinieri di Asso, Doriano Furceri. Quest’ultimo non reputava il brigadiere idoneo allo svolgimento delle sue mansioni, visto che era stato allontanato dall’arma per problemi psichici e di depressione, scaturiti anche dalla sua delicata situazione familiare.

Il militare, però, credeva che il suo superiore ne ostacolasse la ripresa in servizio: un astio che è sfociato in uno scontro tra i due conclusosi con un omicidio all’interno della caserma dove Furceri prestava servizio.

La famiglia della vittima, però, non crede che l’assassino abbia agito inconsapevolmente, anzi: i congiunti del comandante, infatti, credono che ci sia stata estrema lucidità nel gesto compiuto dal brigadiere.

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Lucidità nel compiere l’omicidio

La famiglia di Furceri, dunque, è convinta che Milia abbia agito nel pieno delle sue facoltà mentali. Il legale della famiglia, Paolo Camporini, infatti, sostiene che l’omicidio del comandante non può essere considerato come un “gesto di un folle“, bensì come quello di un uomo dotato di una “lucida determinazione“, sia nell’organizzare il delitto, sia nel metterlo in atto.

L’avvocato, che rappresenta i tre figli e la moglie del defunto militare, ha riferito, nel corso di una intervista a La Provincia di Como, che il comandante ha messo in secondo piano la propria vita il proprio “senso del dovere e l’amore per la divisa“, contrastando i provvedimenti amministrativi che erano stati intrapresi per il reintegro del brigadiere. Inoltre ha annunciato che, nel corso dei prossimi mesi, saranno messe al vaglio per capire gli eventuali errori commessi. Provvedimenti che l’avvocato definisce come “discutibili”.

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