Continua il Presidio in Piazza Paolo Vi a Brescia

Da due giorni A2A, dietro decisione del comune, ha tolto l’elettricità agli ambientalisti in protesta in piazza Paolo VI.

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Il comitato di protesta non molla e in piazza in attesa della decisione del Tar, tribunale amministrativo regionale, in merito al loro ricorso. Tutto è iniziato più di 700 giorni fa, da un gruppo di persone che si battono per l’ambiente.

Si sono riuniti per un dare vita ad un presidio permanente, di fronte alla prefettura di Brescia, in Piazza Paolo VI, il 9 agosto del 2021. Nel frattempo molte cose sono successe.

Tra queste la comunicazione dell’’azienda di fornitura elettrica A2A del distacco dell’elettricità al gazebo dei protestanti. La decisione è stata del comune. Aveva deciso di non autorizzare più l’occupazione del suolo pubblico.

Il comitato ha, però, sottolineato che la presenza permanente è una forma democratica di protesta, garantita dalla Costituzione. La sua valenza, sotto il profilo umano e sociale, è ormai riconosciuta.

Il comune non contesta la legittimità della richiesta, ma nega l’occupazione del suolo pubblico. Questo, però, non fermerà gli occupanti stessi, che sono sostenuti, sempre da più persone.

Due le motivazioni che hanno portato al presidio permanente

Alessandro Scattolo, uno dei coordinatori del comitato, ha ribadito, infatti, l’importanza della presenza continua del presidio. A suo parere, due anni di permanenza in una piazza, sono un record per la storia del nostro paese.

Questo è stato possibile perché si è creata una vera comunità che è stata capace di opporsi con intelligenza ad opere imposte dagli organi statali sul territorio. La resistenza li ha portati ad ottenere un ruolo di interlocutori politici a livello provinciale, regionale e nazionale.

Un risultato importante che hanno potuto raggiungere grazie all’impegno di centinaia di presidianti che si sono alternati giorno e notte. Le motivazioni che hanno portato alla protesta sono state principalmente due.

Una riguardava il rifiuto verso la decisione presa dal Governo sui depuratori del Garda. Il governo intendeva, infatti, spostare i depuratori dalla sede attuale a decine di chilometri di distanza, ossia a Gavardo e Montichiari.

L’altra andava contro la proposta dell’on. Devis Dori di Alleanza Verdi e Sinistra di rimuovere il Commissario straordinario. Si tratta di un organo che si occupa di incarichi urgenti o speciali, come, per esempio, le opere di collettamento e depurazione della sponda bresciana del lago.

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L’intento della proposta in sede parlamentare, era quello di restituire alle autorità locali la possibilità di decidere e rivalutare soluzioni alternative sulla questione. Negare la rimozione del commissario, in questo caso, significava appoggiare il progetto dei nuovi depuratori.

Previsto un nuovo doppio depuratore

Il doppio depuratore a Gavardo e Montichiari, avrebbe previsto lo scarico nel fiume Chiese, e, per il Governo, è ritenuta la soluzione migliore sia da un punto di vista tecnico che ambientale.

Gli oppositori, invece, sostengono che la cosa migliore sarebbe quella di ristrutturare e potenziare l’attuale sistema di depurazione con una condotta sublacustre, tutelando così il territorio ed il fiume Chiese.

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