Una gara da 57 milioni di euro per la quale le domande si chiuderanno il 10 ottobre per bonificare il suolo della Caffaro.
Le autorità competenti hanno chiesto ad A2A di gestire la barriera idraulica fino alla realizzazione del nuovo impianto di filtraggio. Questo sarà realizzato da Caffaro Brescia Srl, nel primo semestre 2024. Sembra che finalmente, dopo decenni, ci sia una reale possibilità di risanare la zona in cui aveva sede l’azienda di prodotti chimici, Caffaro, poi chiusa ed abbandonata.
A breve sarà pubblicato sulla Gazzetta il nuovo bando di gara da 57 milioni di euro che serviranno alla bonifica del suolo, fino a strati profondi. Il lavoro dovrà avere una durata di 5 anni. Le richieste di partecipazione dovranno arrivare entro il 10 ottobre di quest’anno. I lavori dovranno essere portati a termine entro l’estate 2024.
Il Ministero, inoltre, ha dato garanzia di stanziare altri 8,5 milioni per i costi di funzionamento della nuova barriera idraulica. Questa, molto probabilmente, sarà gestita ed affidata alla multiutility A2A, con l’affidamento diretto da parte del commissario del Sin, Mario Nova.
Intervento di bonifica per la Caffaro di Brescia
La legge 179/2002 ha individuato il sito di Brescia Caffaro come intervento di bonifica di interesse nazionale. Questo a causa delle condizioni ad alto rischio ambientale che è derivato dalle attività produttive svolte dall’azienda chimica. La Procura nel 2020, dopo aver scoperto altri fattori inquinanti dati dal cromo e dai clorati, ha sequestrato 7 milioni di euro alla nuova Caffaro Brescia.
Da qui la realizzazione di due nuovi pozzi e la necessità di creare anche un nuovo impianto di filtraggio dell’acqua della falda, entro il primo semestre del 2024. Arpa, agenzia regionale per la protezione ambientale, di Brescia, si occuperà di fare delle indagini sperimentative per stabilie quale è la concentrazione accettabile, non tossica per l’ambiente.
Dovrà trattarsi di un dosaggio un po’ più alto di quello stabilito dall’Istituto Superiore di Sanità rispetto alle acque potabili, visto che si tratta di una bonifica. L’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione ha dichiarato che tra 5 anni, quando sarà terminata la demolizione dei capannoni esistenti e la bonifica dei suoli, sia in superficie che in profondità, le autorità vedranno come proseguire nella seconda fase.
Malone ricorda che la vicenda Caffaro è una situazione esplosiva che va continuamente monitorata, convocando il tavolo tecnico ogni 2 mesi. Il direttore di Arpa Brescia, Fabio Cambielli, ha sottolineato che la società Caffaro Brescia è tenuta alla realizzazione di una nuova barriera idraulica perché quella attuale non è in grado di trattenere tutti gli inquinanti.
Presenza di clorati anche all’esterno dell’azienda
Questo fattore è stato chiarito nel 2020 quando esami di laboratorio hanno evidenziato la presenza di clorati all’esterno del sito. E’ ciò che ha imposto il tribunale in base al principio per cui il danno va recuperato da chi lo ha fatto. Una volta finito il suddetto impianto dovrà anche essere gestito da un nuovo soggetto, probabilmente A2A.
Fino ad ora quello obsoleto è stato gestito da operai ancora alle dipendenze della società inquinante. Brescia, purtroppo, ha una triste storia legata a questa azienda ormai da un secolo. La Caffaro arrivò vicino al centro della città all’inizio del Novecento. Produceva composti chimici, tra i quali il Pcb, il Policlorobifenili, estremamente dannoso per la salute.
Nel 2001 scoppia la vicenda Caffaro
La sua pericolosità era conosciuta già dagll anni settanta, ma rimase nella cittadina fino al 1984. L’azienda chimica usava l’acqua della falda che veniva poi rilasciata nell’ambiente con composti come carbonio, cromo VI, mercurio ed arsenico. Vi furono molti allarmi fino a quando, nel 2001 scoppiò la vicenda Caffaro.
Il 24 febbraio 2003, il Ministero aveva classificato l’area della Caffaro sito di Interesse Nazionale. La Caffaro Chimica, ora non esiste più è stata svuotata e scorporata. La barriera idraulica che funge da protezione della falda dai veleni esistenti sin da quei tempi lontani, per il momento, è ancora gestita da Caffaro, fino al passaggio che avverrà con il nuovo impianto.
La speranza è che, dopo tanto tempo, la situazione possa migliorare anche se l’inquinamento provocato dai veleni è talmente elevato e diffuso da non potere essere veramente eliminato. Il filtraggio dovrà essere sempre essere attivo. La ferita nel centro di Brescia non sarà mai davvero sanabile.