Con la nuova Legge di Bilancio, il pensionamento per alcune donne subirà ritardi fino a tre anni. Ecco cosa succede.
Il nuovo governo si sta già mobilitando sul fronte pensioni. Per quanto molte delle misure adottate e proposte fino a oggi offrano prospettive migliori per chi percepisce una pensione, per alcune categorie di donne le notizie non sono delle migliori. Vediamo nel dettaglio per chi le notizie non saranno delle più rosee.
La situazione pensioni in Italia
In attesa del tanto atteso stravolgimento delle pensioni, le misure introdotte gradualmente sono numerose. Nella legge di Bilancio 2023 sono inclusi tutti i provvedimenti per le pensioni, e alcune donne non ne rimarranno di certo soddisfatte. Molte lavoratrici già si dicono insoddisfatte e arrabbiate per le novità proposte, altre profondamente deluse poichè una simile proposta arriva proprio con la prima donna premier nella storia del nostro paese.
Le novità di cui parliamo sembrerebbero essere più delle complicazioni che delle agevolazioni per le donne lavoratrici che attendono di andare in pensione, la maggior parte delle quali sono anche madri. Si parla fino a 3 anni di ritardo per il pensionamento. Ma in che modo le donne sarebbero colpite dalle nuove misure?
Le novità riguardo le pensioni per le donne
Come già detto, all’interno del testo della Legge di Bilancio 2023 sono inclusi i dettagli relativi alle pensioni.
Ad oggi sembrerebbe però che la categoria delle lavoratrici sia assai sfavorita da quelli che sono i programmi per l’anno che verrà. Le preoccupazioni sono tutte rivolte a Quota 103, il nuovo modello pensionistico che andrà a sostituire Quota 102.
Fino alla fine del 2022 sarà in vigore quota 102, che permette alle donne con un’età pari a 64 anni di andare in pensione con 38 anni di contributi versati. Con il passaggio a Quota 103 invece, per andare in pensione alle donne basteranno 62 anni di età ma saranno necessari ben 41 anni di contributi. Se si pensa sia alle situazioni lavorative di 30 o 40 anni fa, durante le quali spesso i contributi non venivano versati, sia alle condizioni delle donne lavoratrici madri, è facile comprendere come 41 anni di contributi siano assai difficili da maturare in 62 anni di vita.
Ci sono anche delle alternative per le donne lavoratrici che non rispettano i requisiti per il pensionamento ma anche queste non sembrano essere state ben accolte. Stiamo parlando dell’Ape sociale, che ha visto una proroga ma senza alcun cambiamento. Mentre per Opzione donna ci sono stati cambiamenti nettamente opposti a quelli sperati. Proprio Opzione donna è un altro motivo di scontento, perchè se fino alla fine del 2022 si poteva anticipare il pensionamento a 58 o 59 anni a seconda della categoria di appartenenza, dal prossimo anno ci saranno grandi cambiamenti.
I cambiamenti per Opzione donna
Opzione donna non avrà più una platea così ampia per le adesioni. La misura infatti sarà ulteriormente ristretta solo ad alcune lavoratrici, con un’età di adesione legata al numero dei figli della lavoratrice. In questo modo, l’uscita dal mondo del lavoro per le donne diventa sempre più complicata.
Con Quota 102 che sta per terminare il suo mandato, i contributi necessari per ritirarsi saliranno da 38 a 41 anni e per molte donne già questo è un traguardo lontano. Inoltre coloro che non hanno figli saranno inevitabilmente escluse da Opzione donna.