L’INPS continua ad aggiornare i contribuenti italiani sulle modifiche attuate dai nuovi emendamenti di Fratelli d’Italia che hanno a che fare con il decreto Milleproroghe e che cambiano le sorti dei lavoratori.
In queste ultime ore è stato stabilito che ad andare in pensione a 72 anni piuttosto che a 70 sarà una categoria di lavoratori particolari che purtroppo dovrà attendere ancora per qualche tempo prima di potersi riposare e lasciare il luogo di lavoro dopo anni ed anni di servizio.
Chiunque vorrebbe andare in pensione in giovane età per godersi la vita, eppure ogni governo non fa altro che allontanare questo sogno sempre di più. Proprio come successo con la legge Fornero che ha reso tutto molto più difficile per tutti.
Novità arrivate dall’inizio del 2023 ad oggi
All’inizio dell’anno sono arrivate le prime preziose novità per alcuni pensionati che hanno visto aumentare l’importo della pensione grazie alle rivalutazioni messe in atto dal Governo Meloni. Nei prossimi mesi sarà la volta di tutti i pensionati che percepiscono importi 4 o 5 volte superiori al minimo. Chi ha pensioni minime ha già ricevuto il trattamento e gli arretrati, adesso toccherà alla restante parte.
Ma veniamo al dunque, si parla adesso di chi aspetta ancora di poter andare in pensione. I futuri pensionati, quando avranno modo di fare domanda e realizzare questo desiderio? Qualcuno potrà andare al compimento dei 70 anni, mentre qualcun altro dovrà attendere altri due anni ovvero il compimento dei 72 anni.
Cosa stabilisce il nuovo emendamento, nuove regole per il pensionamento di questi lavoratori
In particolare il nuovo emendamento presentato dall’INPS colpisce i medici di medicina generale, i pediatri e i medici convenzionati con il sistema sanitario nazionale che se un tempo potevano andare in pensione a 70 anni, adesso dovranno aspettare di compiere i 72. Pediatri e medici di base, dovranno sottostare alla misura pensata da Fratelli d’Italia che purtroppo non andrà affatto a risolvere il problema della classe medica in età avanzata.
Di questo si lamentano CGIL, medici e dirigenti che da anni ormai parlano di una pubblica sanità che si appoggia troppo su medici anziani ormai giunti alla fine degli anni di servizio e che avrebbero bisogno di sostituzione immediata. A quanto pare il momento non è arrivato, anzi viene addirittura posticipato. La decisione ormai è stata presa e purtroppo regolerà il pensionamento della categoria, fino alle 31 dicembre 2026.
Dovranno continuare a svolgere il servizio coloro che lavorano nel campo sanitario, quindi dirigenti medici, personale medico di qualunque grado, convenzionato e poi ancora docenti universitari di Medicina e di chirurgia. Per il momento a quanto pare non c’è altra soluzione strutturale in grado di risolvere la criticità del Sistema Sanitario italiano che appare agli occhi di tutti privo di programmazione.
Cosa potrebbe succedere con questo nuovo emendamento
Con questo nuovo emendamento molto probabilmente si andrà a creare una profonda spaccatura tra la popolazione e quindi i lavoratori ed il governo. I lavoratori, di anno in anno, di Governo in Governo, provano a fidarsi e continuano ad avere speranza. Purtroppo ogni volta non si ottiene altro che una profonda delusione.
Anche in questo caso, purtroppo appare chiaro che si andrà a creare uno stato di agitazione pericoloso nella collettività, che non potrà essere risolto facilmente. Anzi andrà ad evidenziare le criticità della sanità pubblica che sono tantissime. Le problematiche varie che riguardano gli ospedali, i medici e così via, nel corso degli anni, sono triplicate e si sono aggravate.
Tutto questo soprattutto dopo il covid. L’emergenza sanitaria ha in qualche modo messo in discussione un sistema che fa acqua da tutte le parti e che richiede rapidi interventi prima di andare alla deriva.