I medici della Lombardia lanciano l’allarme, nello specifico Nicola Montano si fa sentire a grande voce.
Il direttore del Policlinico di Milano lancia l’allarme sulla situazione in cui versa la struttura in questione e parla dei letti che sembrano sparire e dei pazienti che arrivano e che hanno un’età molto avanzata.
La necessità di un intervento immediato
Come abbiamo accennato poco fa, i medici della Lombardia non ci stanno e a gran voce gridano la necessità di un intervento per risolvere una situazione che sembra essere sempre più grave.
Di che situazione stiamo parlando? In struttura i letti sembrano sparire e i pazienti che arrivano sono anziani che sono costretti a combattere le loro malattie senza avere il supporto di parenti.
Ecco che i reparti sono sempre più pieni e non c’è la possibilità di accettare nuovi arrivi.
Di questo problema se n’è parlato in un convegno a cura di due società scientifiche: parliamo della Fadoi e della Simi. A tale incontro hanno partecipato diversi primari della Lombardia e sono tutti concordi nell’affermare che c’è bisogno di un cambiamento.
I reparti di medicina dell’ospedale rappresentano e ricoprono un ruolo cruciale per l’intero ospedale, dal momento che ogni giorno curano malati che arrivano in pronto soccorso.
Come afferma lo stesso Nicola Montano “La medicina interna si prende cura del paziente nella sua complessità e per questa caratteristica si trova a gestire i casi che più impegnano oggi le risorse sanitarie: sempre più anziani, con molte malattie, sempre più complessi».
Il problema è che tanti di questi malati restano in pronto soccorso, perché spesso non ci sono posti nei reparti di medicina i cui letti sono perlopiù dati a anziani che, pur avendo avuto dei miglioramenti, non sono ancora pronti per ritornare nella propria abitazione, dal momento che non c’è nessuno che possa occuparsi di loro.
Cosa bisogna fare: i dati parlano chiaramente
La domanda sorge in modo spontaneo: cosa occorre fare per risolvere questo problema?
A tal proposito va detto che una delibera della Regione sta cercando di affrontare il tutto, poiché si vuole evitare che chi arriva in pronto soccorso ci resti bloccato senza ricevere l’aiuto di cui necessita. Lo scopo è che tutti riescano ad accedere ai reparti di cui si ha bisogno.
Eppure spesso i pazienti aspettano ore e ore prima di poter essere visitati: secondo i dati, sembra che il limite massimo per riuscire a trovare un posto libero sia di circa 8 ore.
Questo risulta se si fa riferimento alle norme del Ministero: in Lombardia però non sembra essere proprio così. Infatti solo il 62,5% dei casi sembra aver rispettato questo lasso temporale, almeno finora.
Ecco che bisogna rispettare ciò che di nuovo sarà indicato affinchè gli ospedali possano riuscire a assegnare un minimo di letti al giorno.
Anche nei giorni festivi.
Affinchè tutto ciò avvenga si prevede la figura del «bed manager» e sarà creato un «Nucleo aziendale per la gestione dei ricoveri di area medica».
Tutto per riuscire a rendere più efficace la coordinazione dei reparti.
A tal scopo però sembrano essere necessari anche più letti: per capire questo basta fare riferimento ai dati ministeriali che affermano come la regione Lombarda dal 2010 fino al 2019 abbia perduto il 9 per cento dei posti, proprio nel reparto di medicina interna e anche in altri reparti come quello di geriatria, pneumologia, astanteria e neurologia.
Parliamo insomma di reparti che ospitano molti anziani e che in dieci anni hanno perso circa 700 letti. Se pensiamo al periodo del covid, non si può che osservare un’inversione in tal senso. Parliamo del 2020, anno in cui si è notata un’inversione non permanente, evidentemente.
Proprio per questo si parla delle necessità di attuare dei cambiamenti.
Verso la risoluzione del problema
In tal senso sono state avanzate anche altre proposte, tra cui la stratificazione dei percorsi per intensità di cura.
Ciò è stato suggerito da Sergio Antonio Berra dell’Asst Rhodense, presidente di Fadoi Lombardia il quale ha proposto un modello che possa riuscire a rispondere in modo efficace alle esigenze dei pazienti.
Ciro Canetta del Policlinico ha inoltre aggiunto che alcune delle persone che sono state ricoverate hanno bisogno di essere assistite da infermieri e che quindi queste figure devono essere assunte in maggior numero.
Un aiuto importante potrebbe essere dato anche dagli ospedali di comunità che potrebbero rappresentare un ponte tra la struttura che ospita il paziente e il paziente stesso e il suo ritorno nella sua abitazione.
Affinchè questo sia fatto, bisogna però gestire le problematiche del malato secondo un’ottica generale.
Questo si evince se si pensa al fatto che alcune persone ricoverate spesso non sono dimesse e non tanto per ragioni cliniche. Ma per motivi di assistenza.
Questo è il caso di quelle persone che per esempio non possono permettersi il lusso di avere aiuti.
Ecco che è necessario fare qualcosa, affinchè si intervenga su tutti questi problemi, prima che sia troppo tardi.