Morti al San Vittore, deceduti due detenuti in cinque giorni. Una situazione ritenuta ormai al limite, quella all’interno del carcere in questione.
In un lasso di tempo corrispondente a soli 5 giorni, nel carcere milanese sono morti due detenuti. Questi due decessi si vanno ad aggiungere ai tre suicidi, avvenuti negli ultimi dodici mesi. Una condizione che ormai è diventata insostenibile sotto tanti punti di vista, quella che si vive all’interno delle mura carcerarie del San Vittore. Questo è l’allarme che è stato lanciato dall’associazione Antigone.
Morti al San Vittore: cosa sta succedendo nel carcere di Milano
La notevole vicinanza di queste ultime due morti desta un’enorme preoccupazione, ecco ciò che ha dichiarato l’associazione Antigone.
In questi ultimi 5 giorni si sono verificate le morti di due uomini che si trovavano detenuti all’interno del carcere San Vittore della città milanese.
Uno di questi due detenuti, in base a quanto è stato dichiarato dalla stessa associazione, si è suicidato. Per quanto concerne l’altro detenuto, ha respirato il gas di una bomboletta.
La referente regionale di quest’associazione è intervenuta sostenendo che questi due drammatici eventi si sono aggiunti ai 3 suicidi avvenuti nell’arco di un anno.
Ciò che sta succedendo in questo carcere fa capire chiaramente il quadro della situazione che si vive al suo interno: una condizione di estrema sofferenza di tipo individuale, vissuta dai detenuti. Il fatto della vicinanza di questi due accadimenti sta suscitando molta preoccupazione, per via delle criticità strutturali derivanti dall’istituto penitenziario.
Morti al San Vittore: le due morti che si sono susseguite in cinque giorni
Valeria Verdolini ricopre il ruolo di presidente di Antigone della regione lombarda e, basandosi su ciò che lei stessa ha voluto dichiarare, quelli che sono successi in pochi giorni sono due eventi assolutamente allarmanti.
Due morti che è necessario prima di tutto chiarire, visto che si sono verificate a distanza ravvicinata una con l’altra.
Una delle due vittime era un cittadino moldavo di 38 anni, il quale ha deciso di suicidarsi lo scorso sabato, ossia il 29 luglio.
Un avvenimento che ha lasciato tutti sgomenti, se si pensa che l’uomo era entrato nella casa circondariale da pochi giorni.
Il 38enne aveva ricevuto un’assistenza medica e psicologica, oltre che da educatori. Inoltre si trovava in una cella dove aveva compagnia ma, nonostante questo, è riuscito ugualmente a togliersi la vita.
L’altro carcerato, invece, si trovava recluso nel reparto dei tossicodipendenti. La sua morte è sopraggiunta in seguito all’inalazione del gas derivante da una bomboletta.
La regione lombarda ha presentato una forma di deficit di cura e il San Vittore rappresenta un raccoglitore delle conseguenze di questa tipologia di mancanza.
Difatti in questo carcere, nonostante gli sforzi, non si riescono a colmare tutte le necessità alleviando in tal modo i disagi presenti nella struttura.
In questo caso risulta essenziale quindi una risposta sistematica e di tipo sinergico, che deve giungere dall’area sanitaria, da quella della pubblica amministrazione e da quella sociale.
Una risposta non solo a livello locale ma pure regionale, per fronteggiare così una situazione che da eccezione è diventata ormai una vera e propria norma.
Questo sostanzialmente è il commento espresso dalla Verdolini.
La presenza di un detenuto novantenne
L’associazione ha anche provveduto a comunicare che è da diversi anni che si dedica alle condizioni dei carcerati nelle strutture presenti in tutta Italia.
In più parla di un uomo di 90 anni che risulta detenuto nel carcere di San Vittore, in quanto nessuna residenza per gli anziani vuole prenderlo in carico.
L’uomo in questione è stato arrestato l’11 luglio, dopo il suo tentativo di ammazzare la sua compagna di 86 anni.
Difatti aveva picchiato la donna con un bastone, in una Rsa posizionata a Cinisello Balsamo dove si trovavano entrambi ospiti.
Nel frattempo il Tribunale dal canto suo ha già stabilito l’autorizzazione per fare trasferire l’anziano detenuto nel carcere milanese. Così da permettergli di poter usufruire degli arresti domiciliari dentro un’altra residenza per anziani.
Però non c’è nessuna struttura di questo genere che intende ospitarlo, a causa dell’accusa mossa nei suoi confronti.
Del resto le condizioni di quelle determinate strutture, se si considerano le carenze sia personali che strutturali, sono ormai conosciute da tutti.
In forma maggiore se si pensa a quello che è successo nella Casa di Riposo dei Coniugi a Milano, con l’incendio che si è verificato il 7 luglio.
Quindi come sottolinea l’associazione Antigone, il carcere ha preso le sembianze di un raccoglitore di tutte le forme d’inefficienza, inerenti gli altri settori di cura della persona.
Considerazioni sui carceri italiani
La situazione descritta del carcere San Vittore nella città milanese non riguarda un episodio sporadico. Ciò in quanto con sempre più frequenza si sentono episodi del genere che accadono tra le mura carcerarie. Questo dunque non soltanto nel capoluogo lombardo, ma anche in altri carceri italiani.
L’associazione Antigone, però, in questo caso ha voluto dichiarare la propria presa di posizione su una situazione che ormai è diventata insostenibile.
È giusto che le persone detenute debbano scontare la propria pena stabilita dalla legge, ma non in condizioni assolutamente non idonee come quelle che si sono riscontrate nell’istituto carcerario San Vittore.
Già il fatto di aver assistito a due decessi che si sono attuati nell’arco di pochissimi giorni uno dall’altro, fa capire la complicata e drammatica situazione che vivono i detenuti in quel carcere.
Non è per niente normale che due carcerati abbiano una sorte simile, ancor di più uno dopo l’altro come è avvenuto in questa circostanza.
Bisogna posizionare la propria attenzione nei confronti di questa struttura in modo particolare, tenendo presenti non solo queste due ultimi morti. Ciò in riferimento al fatto che al San Vittore, in 12 mesi, si sono suicidati tre uomini detenuti lì.
Episodi che devono mettere in allarme le istituzioni, in modo tale da intervenire per migliorare le condizioni in cui si ritrovano i carcerati. Situazioni tali che li portano a prendere la decisione di togliersi la vita.
Si tratta di un’argomentazione che viene trattata spesso, proprio per via di queste problematiche, ma che la maggior parte delle volte viene letteralmente presa sotto gamba. Non è accettabile una reazione di questo tipo.
Le parole di Verdolini
“Al momento tra i detenuti presenti c’è anche una persona 90enne in attesa di ricollocamento in Rsa e una 66enne apatica, con frattura del bacino che ha bisogno di assistenza igienica e di alimentazione, in condizioni di totale indigenza. Inoltre, solo da inizio anno sono passate in istituto almeno 28 donne in gravidanza”.
La regione presenta un deficit di cura e il carcere ne diventa collettore, non riuscendo, nonostante i molteplici sforzi, a colmare i bisogni e alleviare i disagi. È necessaria una risposta sistemica e sinergica di area sanitaria, sociale e pubblica amministrazione, a livello locale e regionale, per far fronte ad una situazione che ormai non è più eccezione ma norma”.