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Cronaca

Quarantanovesimo anniversario della strage di Piazza Loggia

Quarantanove anni fa in Piazza Loggia, a Brescia, sotto l’orologio dei Macc de le Ure si consumava un attentato che portà alla morte di 8 morti e più di 100 feriti

Piazza Loggia-Imilanesi.it

Era stato un attentato terroristico quello che 49 anni fa, nel pieno centro della città, ha ucciso otto persone e ne ha ferite oltre 100. La Corte di Cassazione emise una sentenza definitiva di colpevolezza a carico di Carlo Maria Maggi, deceduto nel 2018 all’età di 84 anni e Maurizio Tramonte.

Una bomba, poco dopo le 10 del mattino, assemblata con circa 700 grammi di esplosivo, quello usato nelle cave, e poi nascosta dentro un cestino dei rifiuti, esplose. La deflagrazione avvenne proprio nel mezzo di ina manifestazione indetta dai sindacati e dal comitato antifascista Lo scopo dell’evento era quello di contrastare gli attentati, firmati dalla destra, avvenuti qualche mese prima.

Una giornata che ha segnato la città e la storia. La ricerca dei colpevoli è continuata per decenni. Al momento della strage erano presenti il sindacalista della Cisl Franco Castrezzati, Adelio Terraroli del Partito comunista italiano e il segretario della Camera del lavoro di Brescia Gianni Panella.

Sei persone sono morte sul colpo allo scoppio dell’ordigno, altre due, invece, sono arrivate in ospedale ma non ce l’hanno fatta. Ricordiamo le vittime, Giulietta Banzi Bazoli, insegnante di francese, 34enne che ha lasciato tre bambini. Livia Bottardi, 32 anni, insegnante di lettere morta davanti agli occhi del marito.

Manlio Milani, il quale si era spostato per salutare un amico. Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica, e la moglie, sempre docente, Clementina Calzari di 31 anni. Euplo Natali, 69 anni, ex partigiano in pensione, Luigi Pinto, 25 anni, insegnante. Bartolomeo Talenti, 56 anni e Vittorio Zambarda, 60 anni, entrambi operai.

Otto le vittime e un centinaio i feriti

I funerali si sono celebrati proprio nella piazza, presenziati dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone, dal presidente del Consiglio, Mariano Rumor, e dai leader dei partiti più conosciuti. Oltre a loro migliaia di persone hanno voluto rendere omaggio alle vittime. Il 2 luglio del 1979 è la data del primo precesso a carico di Ermanno Buzzi ed Angelino Papa.

La sentenza della Corte d’Assise condannò il primo imputato all’ergastolo ed il secondo a 10 anni di reclusione. Per lui i giudici riconobbero una seminfermità mentale in quanto plagiato. Le indagini avevano portato al colpevole attraverso una pista riguardante ricettatori di quadri. Le autorità erano arrivate ad un’opera d’arte per la quale avevano sentito un testimone.

Questo era il padre di Papa che, di fronte agli inquirenti, durante l’interrogatorio, non parlò di quadri ma di strage. Accusò Buzzi del fatto. Seguirono poi altre condanne a carico di altri 16 imputati. L’ergastolano venne trasferito dal giudice al carcere di Novara, per la sentenza in Appello. Qui, il giorno successivo venne ucciso, strangolato con i lacci delle scarpe, da due detenuti,

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Nel 1982 nella sentenza della Corte D’Appello di Brescia i giudici assolvono tutti gli imputati, anche Papa ed il defunto Nuzzi. Ma il 30 novembre dell’anno successivo la Cassazione annulla tale decisione per alcuni degli imputati disponendo un nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici.

A loro carico rimangono accuse che saranno poi valutate in un procedimento di secondo grado a Venezia: che si concluderà con l’assoluzione per tutti per insufficienza delle prove. Una nuova pista individua i mandanti in una formazione neofascista denominata Ordine Nuovo del Triveneto.

I tre indagati per i quali viene chiesto l’arresto sono: Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Maurizio Tramonte. L’unico a finire in carcere, però, è Tramonte che decide di collaborare con i magistrati. Si arriva, così, al 2010, anno in cui la Corte d’Assise di Brescia assolve tutti e la Corte d’appello di Brescia conferma la sentenza due anni dopo.

Una vicenda ancora aperta

Secondo i pubblici ministeri non c’è più nulla da fare ed è una vicenda, secondo alcuni di loro, che va affidata alla storia. Nel 2014, però, le assoluzioni di Maggi e Tramonte vengono revocate e confermate quelle di Zorzi e Delfino. Le condanne di Maggi e Tramonte non solo sono confermate, ma nel 2015 diventano un ergastolo.

Il 2017 sembra essere l’anno in cui la vicenda trova, finalmente, la sua conclusione. Tramonte, rintracciato in Portogallo, rientra in Italia,  arrestato e condotto la carcere di Rebibbia. Maggi torna, invece, a casa, agli arresti domiciliari per le sue gravi condizioni di slaute. Muore, infatti, qualche mese dopo, nel 2018, all’età di 84 anni.

E arriviamo ai giorni nostri. Nel 2022, a ottobre, la Corte d’appello di Brescia rigetta la richiesta di Tramonte di un quarto grado di giudizio poichè non era presente in Piazza Loggia il giorno dell’attentato. Quello stesso giorno la Procura dei minori insieme a quella ordinaria, hanno chiesto il rinvio a giudizio per Toffaloni che il giorno dell’attentato aveva 17 anni e Zorzi che di anni ne aveva già 20.

Secondo l’accusa, però, i due ebbero un ruolo attivo nella strage. Uno, infatti, era addirittura presente in piazza la mattina dell’esplosione e delle fotografie lo dimostrano, mentre l’altro avrebbe condiviso il piano in toto. Toffaloni, comunque, vive in Svizzera e Zorzi in America dove alleva Doberman. Insomma, sembrerebbe proprio una storia infinita.

Published by
Liana Cinelli