Risse per entrare all’ufficio immigrazione di Milano

Situazione insostenibile all’ufficio immigrazione di Milano, dove settimanalmente vengono distribuiti 150 ingressi.

Risse a via Cagni
Risse a via Cagni – Imilanesi.it

Questo fa scatenare furiose risse fuori dalla struttura in via Cagni, documentate dall’inviata di Striscia la Notizia.

Risse all’ufficio immigrazione di Milano

Spintoni, proteste e urla, questa la situazione di tensione che si verifica ogni lunedì fuori dall’ufficio immigrazione di via Cagni a Milano. È proprio questo il giorno della settimana in cui vengono distribuiti 150 ingressi e ogni volta è il caos fra coloro che rimangono fuori.

La situazione si è dimostrata particolarmente grave lo scorso 23 gennaio, quando alle prime luci dell’alba i poliziotti sono dovuti intervenire con i lacrimogeni per disperdere una folla di 700 persone che erano presso la struttura per richiedere asilo.

Fra questi c’era un gruppo di egiziani che ha iniziato a spingere violentemente gli altri e ha tentato di scavalcare il muro di cinta.

Le forze dell’ordine erano in netta minoranza e non con poca fatica hanno arginato le proteste.

“Evidentemente quello che doveva essere fatto è stato fatto”

ha spiegato il commissario ai microfoni dell’inviata di Striscia la Notizia, che stava documentando quanto accadeva. Ora, a mesi dal primo intervento di Striscia, non c’è più nessuno fuori dagli uffici della Questura di via Cagni, solo camionette della polizia che monitorano la situazione.

Probabilmente il tumulto dell’ultimo lunedì è avvenuto per colpa di qualche furbo che pagando è riuscito a saltare la coda ma è stato attaccato da chi invece era in fila da ore.

Le denunce di Striscia la Notizia

Il famoso Tg satirico che ogni giorno va in onda su Canale 5, ha denunciato spesso quello che avviene fuori dagli uffici immigrazione e ad occuparsi di questi argomenti è in particolare l’inviata Rajae Bezzaz.

La denuncia di Striscia la Notizia
La denuncia di Striscia la Notizia – Imilanesi.it

A novembre si era recata nella stessa struttura per mostrare decine di richiedenti asilo che si accampano all’esterno in attesa di ottenere un appuntamento per poter regolarizzare la propria posizione. Il paradosso è che alcuni di questi migranti vengono anche multati per “bivacco”.

Come sottolineato dalla volontaria dell’associazione Naga, Martina Cangialosi, molti hanno ricevuto un ordine di allontanamento e un multa di circa 100 euro.

L’inviata ha mostrato come molte persone si sono accampate in un vicino parco fuori dagli uffici per sperare di entrare la mattina seguente e fare domanda di accoglienza. La lista di attesa è lunghissima e gli stranieri senza documenti non hanno dove andare e non possono fare altro che ricorrere a questi metodi.

La stessa Rajae ha precisato che disagi così gravi per coloro che hanno già subito un viaggio estenuante e cercano solo protezione, costituisce una violazione dei diritti del rifugiato. Più volte si è recata fuori dai medesimi uffici in questi mesi e ha scoperto che i tempi di attesa sono così lunghi perché non ci sarebbero sufficienti interpreti e nemmeno un buon sistema di prenotazione. Peccato che fuori da quello ufficiale ne esiste uno abusivo che garantisce posti in lista a prezzi salati.

Che dire, di certo dove c’è il caos, qualcuno ci guadagna, ma in questo caso, chi? Le denunce del Tg satirico comunque hanno aiutato a cambiare la situazione, infatti con il nuovo anno l’unico giorno per fare domanda è il lunedì e i posti sono limitati.

Per questo motivo si intervallano le risse nei weekend per riuscire ad essere fra i 150 fortunati ma c’è anche un altro problema, infatti come sempre c’è qualcuno che ci guadagna e fa saltare la coda dietro un pagamento di una somma che va dai 300 ai 500 euro e alla domanda di chi fossero questi individui, i richiedenti asilo hanno affermato che sono egiziani che utilizzano nomi di fantasia.

In tutto questo anche la polizia è esasperata e lo denuncia il sindacato autonomo Sap, che in un comunicato ha riportato la situazione insostenibile di via Cagni, confermando il fallimento di una procedura di accoglienza e di una gestione dei flussi migratori troppo schiacciante rispetto alle possibilità delle forze dell’ordine.

 

 

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