La storia di un intellettuale bolognese controcorrente che ha lasciato il segno in molte generazioni e presentato in una conferenza.
Giovedì 12 ottobre alle ore 15 presso il centro diurno Casa Bianca, in via Guerzoni, 18 a Montichiari, nel bresciano, si terrà la conferenza sulla straordinaria vita di Roberto Roversi, classe 1923 e spentosi nel 2012.
I relatori saranno Marzia Borzi e Federico Migliorati, introdotti dall’Assessore ai Servizi Sociali e dall’animatore del posto. Il personaggio scelto è stato un uomo dalle mille sfaccettature.
Non si è mai piegato ai dettami generali per potere portare i propri valori e le proprie innovazioni anche in ambito artistico. Negli anni ’70, infatti, incontrò svariati artisti italiani e scrisse per loro delle canzoni.
Tra questi ci fu anche Lucio Dalla. A più di cento anni dalla sua nascita possiamo ancora ammirare il suo grande talento che ha segnato intere generazioni di scrittori. Non solo la letteratura, ma anche il cinema e gli interessi sociali, furono il fulcro del suo lavoro.
Un forte interesse ed impegno civile che riusciva ad esternare con la sua arte letteraria. Di certo fu un grande creatore ed inventore attraverso la sua penna e le sue parole.
Frequentò il liceo con Pier Paolo Pasolini e Francesco Leonetti, due compagni che incontrò poi negli anni Cinquanta e con i quali fondò la rivista Officina. Ufficialmente era un libraio antiquario.
Nel 1948, aprì una libreria a Bologna, la Palmaverde, con la moglie Elena Marcone. Attraverso questa attività formava, con grandi principi etici, moltissimi ragazzi che frequentavano il suo negozio.
Tra i giovani del movimento studentesco, Roversi era diventato una leggenda. Insegnava ed incarnava l’etica della letteratura. Ed era sempre alla ricerca, libera e spassionata, della verità.
Per questo non sentiva affinità con quella che era l’industria culturale nascente della fine degli anni Sessanta. Decise così di non pubblicare più per case editrici quali la Feltrinelli, l’Einaudi e la Rizzoli, con cui aveva collaborato precedentemente.
Roversi non era un uomo solo di parole, ma soprattutto di fatti. Si mise in un reticolo di piccole riviste, redatte per lo più da giovani e militanti di base. Ricercava sempre canali al di fuori del sistema culturale, per mantenere una comunicazione libera.
Negli anni della seconda guerra mondiale, Roversi, dopo l’addestramento in Germania, riuscī ad unirsi alla lotta partigiana sulle montagne del Piemonte. E poi, nel 1973, incontrò Dalla.
La loro collaborazione artistica si concluse nel 1976. Nel 1984 fu la volta degli Stadio e poi molti altri artisti cantarono le sue parole, come ad esempio Mina. In ogni suo testo è presente la sua personalità.
Ed anche la sua ricerca, la sua necessità di interrogare il cosiddetto spirito del tempo. Un esempio è la poesia trasformata poi in musica dagli Stadio, “Chiedi chi erano i Beatles”.