Stop alla tredicesima senza questo documento: ecco chi potrebbe rischiare di restare senza. Tutto quello che c’è da sapere a tal proposito. Informazioni preziose nelle prossime righe.
Una brutta novità che potrebbe coinvolgere quei cittadini che non dispongono di un determinato documento. Un’eventualità che comporterebbe quindi la mancata erogazione della tredicesima. Un dettaglio di grande rilevanza da non sottovalutare assolutamente, se non si vuole avere poi la sgradevole sorpresa di ritrovarsi senza il pagamento della propria tredicesima. Ecco cosa bisogna sapere.
Stop alla tredicesima senza questo documento: mancato pagamento della tredicesima per queste persone
Come accennato poco fa si parla dello stop alla tredicesima senza un determinato documento, ma andiamo per gradi. Iniziamo con il dire che si parla di una novità.
Una novità che non renderà felici svariate persone e che riguarda l’ambito delle pensioni associato alla comunicazione reddituale mancante. Un particolare che comporterebbe una revoca degli importi. In questo caso è importante, dunque, iniziare dal principio, soffermandosi sui dettagli di quest’argomentazione specifica. Così da comprendere bene tutti i passaggi riguardanti il rischio di non percepire la tredicesima.
Quella che viene definita ormai come la nuova tagliola da parte dell’INPS, non è altro che la campagna inerente i recuperi e le revoche dei trattamenti aggiuntivi delle pensioni.
In riferimento agli importi aggiuntivi revocati dall’INPS, attraverso il messaggio apposito numero 1661 del 9 maggio 2023, l’INPS ha provveduto a comunicare la revoca definitiva per degli importi aggiuntivi.
Questi racchiudono quindi i tagli che l’istituto in questione ha deciso di annunciare da poco, tramite il messaggio 1661.
Con il Messaggio Hermes identificato mediante la numerazione 1661 riportato in data 9 maggio 2023, l’INPS infatti ha informato pubblicamente che ha provveduto a svolgere la revoca in maniera definitiva. Riguardo cosa? Per quanto concerne gli importi aggiuntivi erogati nell’anno 2019 e 2020. Una revoca prevista dall’articolo 35, comma 10-bis del DL riportante il numero 207/2008.
Stop alla tredicesima senza questo documento
La novità in questione non sarà accolta nel migliore dei modi da tanti italiani, in quanto si tratta tra l’altro di un taglio che si metterà in pratica già dal prossimo cedolino riguardante il mese di Giugno.
Uno degli aspetti principali da vedere è quello correlato all’identificazione delle prestazioni che saranno recuperate, a chi e soprattutto il modo di tutelarsi da questo stop eseguito direttamente dall’INPS.
Le forme protettive in questo senso sono fondamentali, visto che si tratta di somme importanti che si potrebbero perdere.
L’importanza di informarsi in modo approfondito su tale argomentazione è molto elevata, se si pensa che in caso contrario si potrebbe rischiare di vedersi stoppata la tredicesima.
L’annuncio dell’INPS è ormai in forma ufficiale e, infatti, l’istituto ha annunciato che da subito, ovvero a partire dal cedolino pensionistico del mese di giugno, provvederà a revocare in maniera definitiva, tutti quegli importi aggiuntivi emessi negli anni 2019 e 2020. In previsione appunto dell’articolo correlato riportante il numero 35.
Un provvedimento preso per un motivo preciso: si tratta infatti del mancato invio di determinate comunicazioni di tipo reddituale, da parte dei pensionati tramite un modello appropriato.
In molti si stanno chiedendo che cosa sono effettivamente gli importi aggiuntivi delle pensioni.
Esattamente in questo caso si parla del bonus da 155 euro ricevuto mediante la tredicesima di dicembre, oltre che del bonus correlato alla quattordicesima e corrispondente a partire dalla cifra di 336 euro fino a quella di 655 euro in arrivo dal mese di luglio.
Gli importi aggiuntivi e l’importanza di segnalarli
Gli importi aggiuntivi che in molti non sapevano a cosa corrispondessero, sono quindi quelle particolari integrazioni riservate a favore degli incapienti, ovvero delle prestazioni nate nel 2001.
Gli incapienti sono coloro che non effettuano il versamento al fisco e che, pertanto, non possono beneficiare degli sgravi a livello fiscale.
In pratica si parla dei bonus e delle integrazioni riservate a quei pensionati che risultano tra i più fragili, considerando i loro redditi molto bassi.
Il motivo per cui si verifica questo recupero da parte dell’INPS si basa sul fatto che il recupero avviene perché tanti pensionati purtroppo dimenticano di provvedere a inviare delle importanti comunicazioni a livello reddituale attraverso il Modello Red.
Il bonus da 155 euro e la quattordicesima spettano praticamente soltanto a quei pensionati che hanno un tipo di redditi al di sotto di una certa soglia.
Questi redditi, poi, bisogna comunicarli ogni anno. Attualmente c’è ancora il modo per riuscire a bloccare l’azione di recupero da parte dell’INPS.
Come rimediare alla mancata comunicazione
Un modo per fermare l’azione di recupero dell’INPS è ancora fattibile, ma bisogna essere molto celeri.
Nelle lettere che stanno giungendo ai pensionati oggetto di recupero, è segnalata dall’istituto una data di scadenza.
La data di scadenza serve per l’invio di un’istanza, ovvero una pratica di ricostituzione reddituale. L’istituto così potrà verificare questi redditi e fermare le trattenute e ripristinare le prestazioni.
La ricostituzione si può fare tramite l’aiuto da parte del CAF oppure eseguirla in versione online, mediante il servizio creato appositamente a questo scopo.
Questi sono dei passaggi indispensabili da fare, visto che rappresentano l’unico modo per fermare il procedimento riguardante le trattenute. Procedimento utile anche per riottenere, così, il ricevimento delle prestazioni. Un modo per rimediare efficacemente alle precedenti dimenticanze. Se siete arrivati fino a questo punto, avrete compreso che si tratta di una novità che potrebbe far discutere, ma che come abbiamo visto, si può affrontare, attraverso le indicazioni date.