Presto potrebbe verificarsi un vero e proprio allarme per questo prodotto di uso comune. Potremmo infatti non trovarlo più in dispensa.
É un’ipotesi che potrebbe concretizzarsi quella del rischio di assenza di carta igienica dagli scaffali dei supermercati. La guerra che si sta combattendo in Europa e che vede coinvolte la Russia e l’Ucraina non porta ripercussioni solo sui costi delle bollette ma anche su numerose materie prime.
Quali sono i rischi concreti?
Tra i tanti settori coinvolti nella crisi seguita all’inizio del conflitto, uno di quelli che più ne risente è senza dubbio la filiera che produce carta. Il motivo sta nelle pesanti sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia e alla Bielorussia per l’importazione del legno, materia prima per la produzione di prodotti cartacei. Di conseguenza, si è visto un blocco quasi totale che ha causato enormi rallentamenti nelle produzioni e aumenti di costi, proprio per sopperire alla scarsità di materia prima. Nel calderone dei prodotti è ovviamente presente anche la carta igienica, che rischia di essere tra i prodotti meno presenti sugli scaffali.
Tutto è da ricondurre alla betulla. Con il divieto di importazione di alcune tipologie di legname imposto poco dopo l’inizio del conflitto, le conseguenze iniziano a farsi sentire ora che le riserve cominciano a scarseggiare. Il rischio è di vedere un vero e proprio stop da parte delle cartiere.
Il legno di betulla, tra i più importanti della filiera, è uno di quelli soggetti alle pesanti sanzioni. Per la sua composizione, fatta principalmente di fibre corte, il legno di betulla è largamente impiegato per la produzione di parquet, scatole di cartone da imballaggio ma anche per rendere più morbida la carta igienica.
Il prezzo della materia prima è aumentato circa del 50% a causa della scarsa reperibilità e dell’aumento generale dei costi, che porta la lavorazione a essere molto più costosa di prima dell’inizio del conflitto in Ucraina. Questo ha portato a una corsa all’accaparramento di legno di betulla, creando un circolo vizioso fatto di molte richieste, scarsità di prodotto e prezzi alle stelle.
La condizione delle aziende
Altro fattore da considerare è quanto siano energivore le aziende che si occupano di produrre carta. Il processo di lavorazione e trasformazione delle materie prime è ovviamente lungo e complesso, e l’aumento dei costi dell’energia non aiuta nemmeno in questo caso.
Si era visto un simile scenario già nel 2020, a causa dell’epidemia di coronavirus. In quel caso però la problematica era per le esportazioni e i traffici portuali rallentati. Oggi invece il problema riguarda principalmente i costi e la scarsità di materia prima.
Basti pensare che dall’inizio dell’anno sono giunte sul mercato circa 1,4 milioni di tonnellate di materia prima in meno. Un dato decisamente poco rassicurante.
I numeri sono già sufficienti a rendere meno reperibili i tipi di carta igienica che presentano rotoli più sottili, troppo dispendiosi da produrre. La conseguenza prevede supermercati sempre più sforniti e consumatori pronti a folli scorte, nonostante i prezzi fuori controllo.
Qual è la situazione attuale in Italia?
Nel nostro anno si producono in media tra le 9,5 tonnellate e le 10 tonnellate di carta igienica, risultando in Europa come primo produttore per quantità. Secondo i dati, la produzione e la lavorazione della carta igienica avrebbero visto un calo del 30%. Non solo, perché alcuni stabilimenti di aziende cartiere avrebbero già preso la decisione di fermare la produzione a periodi alterni.
Ovviamente le associazioni riguardanti la categoria hanno subito riferito dei problemi e dei rischi che si possono correre. A giudicare da quanto dichiarato, già nel 2021 le cartiere pagavano il gas utilizzato per la produzione circa 5 volte tanto rispetto all’anno precedente, quindi l’inizio del conflitto non ha fatto che aggravare una situazione già mediamente precaria.
L’associazione Assocarta denuncia il fatto che la crisi possa avere conseguenze anche riguardo il mercato del lavoro. Ovviamente se gli stabilimenti dovessero ridurre le proprie attività o fermarsi, molti lavoratori resterebbero senza occupazione. Nonostante siano molte le aziende che si stanno avvalendo della cassa integrazione, si rischia di arrivare a chiusure definitive di alcuni siti di produzione.