Vent’anni di evasione fiscale con società schermo e prestanome: 22 arresti eseguiti e per questi motivi. I dettagli di quanto accaduto qui di seguito.
Nella città di Milano si è verificato l’arresto di 22 persone, indagate nel settore logistico di tre ditte posizionate nell’hinterland della città milanese. Le intercettazioni sono state effettuate con dei trojan. Dei consorzi che operavano sia nel facchinaggio che nella logistica, per una ventina di anni hanno evaso il fisco con delle società schermo e con dei prestanome.
Vent’anni di evasione fiscale che ha coinvolto la Cina e l’Italia
La Guardia di Finanza del capoluogo lombardo ha provveduto a emanare ben 22 ordinanze riguardanti la custodia cautelare, con una decina di accusati in carcere e dodici invece agli arresti domiciliari.
L’indagine è iniziata su coordinamento da parte della Procura, nei confronti di un sistema attivo nella regione lombarda cominciato già nel 2000. Esattamente si parla di un metodo basato sull’evasione nei confronti del fisco, tramite il cambio societario di quelle particolari società, indirizzate verso uno stato di fallimento. Tale sostituzione si verificava mediante delle nuove società formate ad hoc. Inoltre l’inganno avveniva anche tramite la preparazione e l’uso di fatture riguardanti delle operazioni false.
Pertanto attraverso l’uso di società di tipo cooperativo, dopo un lasso di tempo di pochi anni correlato alla loro attività, si provvedeva a svuotarle per poi lasciarle in una condizione di insolvenza.
Dopodiché si interveniva con la realizzazione di nuovi operatori solo in apparenza puliti, per dare del filo da torcere alle indagini effettuate dopo aver scoperto la frode.
Vent’anni di evasione fiscale: un valido aiuto nelle indagini
Nel corso delle indagini i carabinieri hanno utilizzato dei trojan informatici per quanto riguarda le varie intercettazioni.
Si sono adoperati questi mezzi, andandoli a introdurre nei telefoni delle persone indagate, per poterli usare come microspie. Il coordinamento di queste indagini è affidato ai pm milanesi Grazia Colacicco, Roberto Fontana e Pasquale Addesso.
Mentre l’ordinanza è stata firmata dal gip Luca Milani ed è stato proprio grazie a tale provvedimento che si è potuto appurare che una considerevole quantità dei profitti ottenuti in modo illecito, era passata in territorio cinese precisamente a dei complici della Cina. In che modo? Mediante delle fatture fasulle per poi farli ritornare in territorio italiano.
L’inchiesta svolta dalla Procura della città di Milano ha supposto come accuse nei confronti degli indagati, quelle correlate alla bancarotta e all’associazione per delinquere ma non solo. Infatti c’è pure l’emissione di queste fatture false per delle attività immaginarie.
In aggiunta l’inchiesta si fonda principalmente sul modo di gestire dei consorzi attivi, nell’ambito logistico e del facchinaggio.
Difatti avrebbero fatto in modo di affidare delle commesse che a loro volta avevano ricevuto dai clienti, a delle ditte consorziate o associate. Queste ultime si sono poi rivelate intestate a dei prestanome ed era proprio intorno a loro che si concentravano le responsabilità e i costi fiscali e contributivi concernenti i lavoratori.
Il compito affidato alle cooperative e le procedure d’arresto
La dinamica delle operazioni eseguite per la realizzazione di questa frode fiscale si basava prettamente sull’utilizzo di società cooperative.
Difatti queste ultime dopo pochissimi anni di attività, venivano private di tutto per poi lasciarle letteralmente abbandonate all’insolvenza.
Successivamente a questo passaggio, si ponevano degli operatori che solo superficialmente sembravano puliti, utili per usarli come degli ottimi impedimenti per le indagini.
Attualmente sono in corso sia delle perquisizioni che delle forme di sequestro preventivo, per quanto concerne una cifra corrispondente esattamente a 300 milioni di euro.
Un importo equivalente per la precisione al guadagno ottenuto dai reati associati alla bancarotta, nonché dalle violazioni effettuate dal punto di vista fiscale.
A capo di quest’organizzazione criminale vediamo l’esistenza del nominativo di Salvatore Bordo, una figura già nota alle Forze dell’Ordine.
Ciò in quanto il suo nome era già spuntato fuori in un’altra indagine che aveva molte somiglianze con quella di cui stiamo parlando.
Altri dettagli su quanto emerso
Salvatore Bordo è descritto come colui che si occupava dell’amministrazione non solo di fatto ma anche di diritto di diverse aziende, che poi si è scoperto che rientravano in quelle imprese coinvolte nella maxi frode.
L’utilizzo dei trojan informatici in questa indagine ha ricoperto un ruolo fondamentale, se si tiene presente che è proprio per via delle tante intercettazioni, che alla fine gli inquirenti hanno potuto agire concretamente per bloccare quella che è stata definita come una considerevole evasione a livello fiscale.
Tra l’altro diverse intercettazioni riguardavano proprio Salvatore Bordo, che parlava pure delle false fatture inviate in Cina.
Un complice di Bordo è sicuramente Jin WeiWei, il quale avrebbe diretto personalmente il costante passaggio del denaro tra l’Italia e la Cina. Quindi avrebbe avuto il ruolo di intermediario tra il suo territorio d’origine e quello italiano.
In riferimento agli arresti citati al principio, si sono basati fondamentalmente sulle 22 ordinanze collegate alla custodia cautelare. Dodici di queste andranno ai domiciliari, mentre i rimanenti saranno condotti direttamente in carcere.
Insomma questo è quanto successo e ciò che riguarda un’evasione fiscale durata così tanti anni. Come visto si è parlato dell’arresto di 22 persone indagate e proprio nella città milanese. Grazie infatti a varie intercettazioni e perquisizioni si è potuto arrivare a questo finale. Come sempre chi di dovuto ci ha messo l’impegno necessario affinchè si potesse arrivare a un risvolto e a questi arresti.