PAOLA ZANNINI ## Milanese di Zurigo, 32 anni, gallerista

Milanese di Milano, ma nata a Zurigo per puro caso, Paola Zannini ha 32 anni e fa la gallerista presso la Cardi Gallery (corso di Porta Nuova 38), spazio espositivo che ha fra i soci, oltre al titolare Nicolò Cardi, “figli di” molto in vista come Barbara Berlusconi e Geronimo La Russa. Insomma, non proprio gente comune. La galleria, che ha una sede anche a Londra, è specializzata in arte moderna, soprattutto anni ’60 e ’70. Zannini lavora qui dal 2009 e si occupa dei rapporti con gli artisti e i collezionisti.

Dal suo punto di vista Milano come se la passa?
«La scena artistica è vivace, c’è interesse per l’arte moderna e contemporanea, e il mercato è attivo, anche se la tassazione di sicuro non aiuta. Diciamo che Milano nel mio campo se la passa bene, anche se non siamo ancora al livello del design. In quel campo è la numero uno».
Il futuro?
«I margini per migliorare sono ancora grandi. I milanesi sono pronti per fare di più e meglio. C’è un bel fermento».
Nuovi artisti da segnalare?
«Noi lavoriamo con artisti della scena moderna più che contemporanea. Fra i milanesi, però, mi piacciono molto Francesco Bertocco, Sofia Cacciapaglia, Francesca Belgiojoso. Tutti bravissimi».
Lei che formazione ha?
«Mi sono laureata in Economia. All’inizio mi sarebbe piaciuto lavorare nella moda, poi l’ho fatto, non mi è piaciuto, e allora ho seguito quella che è sempre stata la mia passione: l’arte moderna. Ho fatto uno stage in un’importante galleria di via Ventura e poi sette anni fa sono stata assunta da Cardi».
Ha precedenti in famiglia?
«No».
I milanesi di oggi come sono?
«Ospitali, discreti, interessanti. Quando c’è da partecipare a qualcosa di bello non si tirano mai indietro. E sono sempre attenti alle novità».
Sempre un po’ provinciali?
«Sì, certo. Seguono troppo le mode e si lamentano sempre di tutto, anche della sanità che qui da noi, invece, è ottima».
Lei si lamenta più spesso di che cosa?
«Me la prendo con la scarsa sicurezza. La sera non mi sento a mio agio ad andare in giro da sola, e come me tante altre donne».
E una di quelle milanesi che non vedono l’ora di scappare dalla città?
«No. Per fortuna vado spesso all’estero e dopo un po’ non vedo l’ora di tornare. A Milano sto bene. Non è grande e non è piccola, è vivibile, c’è tutto. Certo, noi milanesi a volte siamo un po’ chiusi e ci stufiamo facilmente…».
Che intende dire?
«Ce l’ha presente il Fuorisalone quando c’è il Salone del Mobile? I primi due giorni tutta quella gente e quel gran casino sono piacevoli. Il terzo, va bene così. Arrivederci e grazie. Il milanese imbruttisce. È fatto così, si stufa, e sbotta: “Allora, la finite o no?”. Tende al nevrotico».
E lei?
«Anche. Quando le cose non vanno come previsto, mi nevrotizzo».
Di solito va via per il week end o no?
«Quasi mai. Sto bene a casa mia, magari con gli amici. La fuga dalla città fa figo, ma che pena quelle foto sui social network di quei piedini a mollo. Per carità…».
Milano sa accogliere la gente che viene da fuori?
«Di solito sì. Con gli italiani è facile, con gli immigrati è dura. So solo che bisogna integrarli, però. Altrimenti è un bel guaio».
Il brutto di Milano qual è?
«I servizi al cittadino: dal bus alla burocrazia, il degrado di tanti parchi, alcuni quartieri dove i milanesi non ci sono più».
Che cosa cambierebbe?
«Tutto questo. Poi vorrei più parcheggi e piste ciclabili, e meno traffico. E più vita il fine settimana».
Dopo Pisapia chi le piacerebbe avere a Palazzo Marino?
«Mah! Lui e la Moratti prima di lui per me sono stati un disastro. A me non era dispiaciuto Albertini. Ci vorrebbe uno come lui. C’è?».
La bellezza in una città come questa dove va a cercarla?
«Siamo degli esteti, qui a Milano, e tutto ciò che è sgraziato ci turba. Io trovo conforto nel Duomo, nel Castello Sforzesco, in bici al parco Ravizza, con il cane ai giardini di Guastalla, al museo Poldi Pezzoli…».
Una zona di Milano da riscoprire?
«Lambrate. La riqualificazione, per fortuna, è già in atto ed è molto interessante. Da quelle parti ne vedremo delle belle».

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