Alberto Stasi potrà lavorare fuori dal carcere

Ad Alberto Stasi è stata concessa la scarcerazione temporanea per poter lavorare fuori dal carcere. È detenuto in carcere per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi.

Alberto Stasi
Alberto Stasi-iMilanesi.Nanopress.it

Alberto Stasi gestisce sia le attività contabili che quelle amministrative. È detenuto nel carcere di Bollate dal dicembre 2015, in seguito alla condanna per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, a Garlasco, Pavia.

Nonostante la sua detenzione, ha ottenuto la scarcerazione temporanea dal tribunale di sorveglianza di Milano per un periodo di quattro mesi. Nella giornata di oggi, venerdì 26 maggio, questa notizia è trapelata su diversi quotidiani nazionali.

Alberto Stasi scarcerato in via temporanea

Dopo che l’avvocato di Stasi, Giada Bocellari, ha sporto denuncia contro il primo diniego nell’ottobre 2022, è stato dato il via libera.

Al giovane, che si professa ancora innocente, è stata concessa un’opportunità che si presenta a determinate condizioni.

Alberto Stasi e Chiara Poggi
Alberto Stasi e Chiara Poggi-iMilanesi.Nanopress.it

Queste condizioni determinano le modalità di trasporto specifiche che gli è consentito utilizzare, nonché i percorsi che può seguire, per facilitarne il monitoraggio.

Le motivazioni dietro la decisione

A seguito del primo rigetto, i giudici di sorveglianza hanno concesso il permesso per l’attuazione di un programma di rieducazione a cui possono partecipare tutti i detenuti, che è responsabilità legale del direttore del carcere approvare.

Nonostante la condanna definitiva nel 2015, Stasi continua a respingere le accuse dell’omicidio di Chiara.

Tuttavia, il tribunale ora riconosce che questa “negazione” è accettabile e non ostacolerà l’accesso di Stasi a benefici di lavoro esterni.

Il tribunale ritiene infatti che la pena debba avere uno scopo riparativo e preventivo e che consentire a Stasi di riprendere i suoi rapporti personali e lavorativi fuori dal carcere potrebbe potenzialmente incoraggiarlo a fare i conti con le sue azioni e con la condanna che ha ricevuto.

Diversi quotidiani hanno notato che si tratta di un caso unico in cui la sanzione può servire non solo come forma di riparazione esterna, ma anche come mezzo di riflessione e crescita interna.

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