Bialetti, il colosso della moka e produttore di caffè apre a Coccaglio, nel bresciano, la produzione e filiali in Australia, Usa e Giappone.
Il caffè è un’eccellenza italiana a cui, pochissimi, riescono a rinunciare. E l’icona che lo ha portato in tantissime case è la moka, il cui nome è in onore di una città dello Yemen, Mokha, dove il caffè è molto popolare.
Bialetti Industrie, nel suo nuovo piano industriale, forte di un impianto economico solido e in crescita rispetto al 2022, ha deciso di tornare in patria. Ma, soprattutto, ha deciso di puntare sul caffè.
Alcuni marchi del gruppo, come quello delle pentole Aeternum, come anche la Cem Bialetti, dedicata agli accessori da cucina e la Fetih, non sono più considerati strategici. Si riparte, così, dall’Italia puntando sul Made in Italy per esportarlo nel mondo.
Da qui, anche, l’apertura delle nuove filiali sparse per il mondo e la chiusura dei negozi, oramai, non più “performanti”. L’azienda punterà, inoltre, sull’apertura dei negozi a marchio in franchising.
Torna a Coccaglio, nel bresciano, la produzione
Le energie e i futuri investimenti riguarderanno, quindi, il mondo del caffè. Già nel 2022 lo stabilimento di Coccaglio, un comune in provincia di Brescia, si occupava di gran parte della produzione.
Altra novità è il progetto di espandere il marchio a livello internazionale, già, per altro, conosciuto nel mondo. Da qui l’apertura delle filiali commerciali negli Stati Uniti, in Australia, in Giappone e in Germania.
Da adesso Coccaglio si occuperà dell’intera produzione delle caffettiere in alluminio. Dal giugno dello scorso anno, è già in funzione il confezionamento delle capsule da caffè, sempre in alluminio, che permettono di mantenere il profumo e la fragranza delle miscele inalterate.
Il primo semestre del 20223 si è chiuso in positivo, con ricavi netti di 63.3 milioni di euro, con un incremento del 5.7% rispetto allo stesso periodo del 2022. L’incremento è dato, soprsttutto, dalla vendita di caffè macinato e in capsula.
Il risultato raggiunto è frutto, anche, di una campagna di marketing forte e sostenuta da investimenti pari a 3 milioni di euro. Il risultato operativo è in positivo con entrate per 5.8 milioni di euro.
Il risultato netto, invece, mostra un negativo pari a 3 milioni di euro. La causa è dovuta all’incremento degli oneri finanziari causati dall’incredibile aumento dei tassi d’interesse. Gli oneri, infatti, nel primo semestre 2023 sono stati pari a 9.7 milioni di euro.
Incoraggianti i segnali di ripresa
E, ad oggi, il debito finanziario del gruppo, al 30 giugno 2023, è pari a113.1 milioni di euro. L’azienda, comunque, si dimostra solida, conclude Egidio Cozzi, amministratore delegato del gruppo, e in linea con quanto concordato con gli investitori. I segnali di ripresa, dunque, sono incoraggianti.
E non lo sono solo per quanto riguarda il mercato italiano, ma anche per quello estero. Quindi un’economia in crescita nonostante la penalizzazione causata dall’incremento dei tassi di interesse.