Il 43% dei milanesi è insoddisfatto del proprio stipendio

Quasi la metà dei milanesi non è soddisfatto del proprio stipendio. Lo dice uno studio di Changes Unipol sul mercato del lavoro italiano.

Stipendio basso
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Il 43% dei milanesi non è contento del proprio stipendio. Non solo, ma il 50% ha citato lo stipendio come fattore numero uno nella valutazione di un’opportunità di lavoro, seguito dalla posizione offerta (33%) e dalla prossimità alla propria abitazione (32%), nonché dalla stabilità aziendale (29%) e dalla conciliazione delle possibilità di lavoro con la propria vita privata (28%).

Stipendio, lo studio di Changes Unipol

È questa la conclusione dello studio di Changes Unipol sul mercato del lavoro italiano e le sue nuove tendenze, che è stata poi elaborata da Ipsos.

Il primo dato importante che si evince dall’indagine riguarda l’insoddisfazione retributiva generale dei lavoratori: quasi il 50% dei cittadini milanesi considera la propria retribuzione molto bassa o totalmente soddisfacente (43%).

I restanti sono abbastanza o molto soddisfatti (57%). Non a caso, quindi, lo stipendio ha rappresentato il criterio di selezione più rilevante per la valutazione delle offerte di lavoro.

Protesta per il lavoro
Protesta per il lavoro

Infatti, il 50% dei lavoratori ha indicato che l’allineamento dello stipendio con i propri desideri è un bel po’ lontano (33%), a cui segue la vicinanza a casa (32%) e la stabilità dell’azienda (29%).

Importante, ma meno primario, il 28% degli intervistati ha indicato la possibilità di conciliare le esigenze del lavoro e della vita privata e il coinvolgimento fornito dall’azienda (20%).

Il 43% dei lavoratori considera la possibilità di cambiare lavoro. Nello specifico, il 16% è alla ricerca attiva e il 27% si guarda intorno.

Circa un terzo (29%) di coloro che lavorano è disposto al trasferimento all’estero pur di lavorare.

Alla ricerca di un’offerta lavorativa migliore

Se ci fosse un cambiamento, il 39% delle persone lascerebbe il lavoro attuale purché riceva un’offerta di lavoro migliore o particolarmente allettante, seguito da uno stipendio insufficiente (38%) e dalla necessità di conciliare meglio vita privata e lavoro (21%).

A ciò sono seguiti un ritmo di lavoro pesante e un clima nell’azienda insoddisfacente (entrambi al 20%).

Solo il 16% passerebbe ad altro a causa delle scarse opportunità di carriera, mentre il 12% cambierebbe per via di una forma contrattuale insoddisfacente.

Tra le aspirazioni legate all’occupazione, il binomio ufficio + lavoro da remoto è nettamente la modalità di lavoro preferita al 63%, mentre il 26% dei dipendenti preferisce lavorare in sede al 100%.

D’altra parte, solo l’11% preferirebbe idealmente il lavoro da remoto al 100%. Tra coloro che lavorano, il 61% è generalmente molto o abbastanza contento del proprio lavoro, mentre il 36% è insoddisfatto.

Se solo il 18% ha dichiarato di essere “molto” soddisfatto del proprio equilibrio tra lavoro e vita privata, nel complesso sette su 10 (78%) hanno valutato positivamente questo aspetto dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.

A livello nazionale, Firenze e Milano sono le città con i più alti livelli di soddisfazione per la conciliazione vita-lavoro.

Solo il 10% della forza lavoro rinuncerebbe immediatamente a una piccola parte del proprio stipendio per migliorare la conciliazione vita-lavoro.

Questo numero sale al 26% se si includono coloro che sicuramente lo farebbero, ma in futuro. Il 93% ha indicato di essere molto o poco interessato, con Milano che è la città maggiormente interessata alla possibilità di una settimana lavorativa maggiormente corta, con il numero totale di ore lavorate pari alla retribuzione.

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