INPS, occhio: per queste categorie la pensione slitta di 4 anni | I penalizzati

Attenzione, per alcune categorie di lavoratori la pensione potrebbe slittare di ben 4 anni. Ecco chi corre questo pericolo.

Sigla INPS
Sigla INPS – Imilanesi.Nanopress.it

Il pensionamento nel nostro Paese è una processo che la legislazione vigente gestisce tramite diverse misure. Ci sono misure normali ed esenzioni. Le misure normali sono sostanzialmente due: la classica pensione di vecchiaia e la pensione anticipata. Esiste invece un’ampia gamma di misure in deroga. Molte di esse sono state modificate nel corso degli anni e molte scadono alla fine del 2023. È importante sapere che per alcune persone l’età di pensionamento aumenterà.

Va detto, però, che il sistema che permette di andare in pensione in Italia è molto particolare. Questo perché da quando è stato introdotto il sistema contributivo, le pensioni sono cambiate radicalmente. È importante notare che le pensioni di molte persone slittano da 64 a 71 anni, e molti ancora non lo sanno. Questo accadrà sempre più spesso a partire dal 2024. Vediamo insieme quali sono le categorie a rischio.

La situazione delle pensioni

Il sistema pensionistico del nostro Paese suddivide i contribuenti in due categorie: quelli che sono entrati nel mondo del lavoro prima del 1996 e quelli che vi sono entrati dopo. Tra queste due categorie si registra un’importante differenza. Per la prima categoria, coloro che lavorano da prima del 1996, viene utilizzato un calcolo misto.

Ciò vuol dire che, per i periodi di lavoro che precedono l’anno 1996, si ricorre a un calcolo retributivo che si basa su tutte le ultime buste paga, almeno le ultime 52 settimane lavorative.

Pensionato
Pensionato – Imilanesi.nanopress.it

Per la seconda categoria si ricorre al calcolo contributivo. Il calcolo contributivo si basa sui tutti i contributi che effettivamente il soggetto ha versato ed è pari al 33% dello stipendio del dipendente.

Il calcolo retributivo risulta essere più favorevole di quello contributivo. Inoltre, chi ha versato i contributi per più di 18 anni prima del 31 dicembre 1995 ha diritto a ricevere un calcolo retributivo fino al giorno 31 dicembre del lontano 2011, come la riforma Fornero prevede. A cambiare saranno le regole per il pensionamento: restrittive per chi è entrato nel mondo del lavoro dopo il giorno 31 dicembre 1995 la pensione passerebbe da 64 a 71 anni. Stiamo parlando della regolare pensione di vecchiaia.

Ecco cosa cambia per la pensione

Sono sempre di meno i cittadini italiani che hanno iniziato a lavorare prima dell’anno 1996. Per questa categoria di lavoratori è concessa la pensione contributiva anticipata che si può recepire a partire dai 64 anni di età se si è in possesso di 20 anni di contributi.

Questo può accadere solo nel momento in cui la pensione è superiore o pari a 1410 euro al mese circa. Questo è il vincolo vigente che prevede che l’assegno pensionistico debba essere superiore o pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Il 2023 prevede un assegno sociale di 503 euro.

Pensione
Pensione – Imilanesi.nanopress.it

Se il dipendente non raggiunge la pensione di questo importo non può accedere alla pensione di vecchiaia a 64 anni. Si andrà oltre i 67 anni per chi ha cominciato a lavorare dopo l’anno 1996: in tal caso la pensione deve esser pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale, 750 euro circa. Se non si giunge a questa cifra la pensione non si può recepire. Slitterebbe a 71 anni, quando verrà meno il succitato vincolo.

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