L’incubo di Tiziano Ronchi si è chiuso con una multa

È finalmente finito l’incubo vissuto in Nepal dal professor Tiziano Ronchi, accusato di aver trafugato degli antichi manufatti in legno.

Tiziano Ronchi
Tiziano Ronchi-imilanesi.nanopress.it

Dopo diversi ritardi e incertezze, si è concluso il contenzioso legale che vede coinvolti Italia e Nepal.

Il tribunale di Kathmandu ha risolto il caso Tiziano Ronchi, che riguardava l’accusa di tentato furto, comminando una sanzione amministrativa di 50.000 rupie.

Il professore di Sarezzo, nel bresciano, è stato dichiarato non colpevole e quindi non dovrà pagare nulla. Aveva già pagato i 350 euro richiesti quando è stato rilasciato su cauzione.

Perché Tiziano Ronchi è stato arrestato?

Tiziano Ronchi
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Il 5 marzo Ronchi è stato arrestato in Nepal per il suo presunto coinvolgimento in un tentato furto.

Le accuse mosse contro di lui riguardavano il tentativo di rubare antichi manufatti in legno situati vicino al venerato tempio di Taleju nella regione di Durbar di Bhaktapur.

Il docente, che insegna decorazione presso l’Accademia Santa Giulia di Brescia, aveva subito liquidato il suddetto incidente come un mero malinteso.

Secondo il suo racconto, aveva scoperto ciocchi sul terreno e, dopo essere stato allertato da un residente, ha scelto di lasciarli lì dov’erano.

L’arresto, la scarcerazione e l’assoluzione

Poco prima del previsto rientro in Italia, è stato arrestato dalle autorità. Sebbene durante la perquisizione non siano state scoperte prove, l’uomo è stato comunque scortato in una stazione di polizia e successivamente in una struttura medica.

Soltanto il 22 marzo è riuscito a ottenere il rilascio pagando la cauzione. Tuttavia, il suo ritorno a Sarezzo è avvenuto solo una settimana fa, dopo che il tribunale di Kathmandu aveva nuovamente rinviato la sua udienza.

Dopo un attento esame delle prove e delle testimonianze di vari testimoni, i giudici hanno emesso il loro verdetto venerdì 21 aprile. Nello specifico, Ronchi è stato dichiarato innocente per tentato furto.

Per la presunta rimozione non autorizzata di reperti archeologici da un sito protetto, il 27enne responsabile ha ricevuto solo una multa di 50mila rupie, ovvero 350 euro.  Il professore ha ripreso il suo lavoro di insegnante all’Accademia.

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