MATTIA AROLDI ## Milanese di Milano, 27 anni, manager 3D

La statuetta che vedete fotografata qui sopra è stata realizzata da una stampante 3D. Raffigura Mattia Aroldi, un giovane imprenditore milanese – è nato a Milano 27 anni fa – che assieme a due amici nell’estate 2012, dopo una grigliata e una bella bevuta in spiaggia, ha avuto una buona idea: aprire il primo, e ancora oggi, unico negozio del mondo con una stampante professionale 3D. Lui e i due soci sono riusciti a farlo esattamente due anni fa in via Sapeto 3 e l’hanno chiamato Idea Factory. Insomma, passata la sbornia è rimasto il progetto imprenditoriale.

Siete unici per quale motivo? In giro di stampanti 3D ce ne sono tante.
«Che io sappia ancora oggi il nostro è l’unico negozio al mondo, quindi aperto a tutti, con una stampante 3D professionale di grande livello qualitativo».
Si spieghi meglio.
«Quello che abbiamo è uno strumento tecnologicamente molto avanzato. Per capirci, in circolazione ci sono soprattutto apparecchi da poche migliaia di euro. Il nostro, che è di fabbricazione tedesca e ha un sistema di sinterizzazione laser, cioè un trattamento termico che trasforma materiale in polvere in materiale solido indivisibile, ci è costato 200 mila euro. Non è un gioco. Siamo in grado di offrire senza limiti un servizio a 360 gradi: dalla progettazione, che è la parte più complicata del mondo 3D, alla realizzazione del prodotto finito. Usiamo un materiale forte e flessibile che si chiama PA2200 ed è a base di nylon e plastica».
Quanto grandi possono essere gli oggetti che create?
«Massimo 20 per 25 per 33 centimetri. Questo però non è un problema: possiamo assemblare qualsiasi cosa».
Avete esperienze particolari in questo settore?
«Io amo da sempre la tecnologia, uno dei soci è laureato in economia, l’altro studia design allo Ied. Insomma, non siamo tecnici. Però, nel momento in cui abbiamo trovati l’accordo sull’impresa che volevamo mettere in piedi, ci siamo messi a studiare tutto il mondo 3D».
Chi progetta?
«Un nostro collaboratore. Abbiamo puntato molto su questo aspetto perché ci permette di ascoltare le esigenze della clientela, fare le nostre proposte ed eventualmente progettarle e realizzarle».
Così giovani dove avete trovate i soldi per partire?
«Non li abbiamo chiesti ai genitori, ma siamo riusciti a farceli prestare da persone che volevano investire su alcune startup. Con le banche, con l’aria che tira, non ci abbiamo nemmeno provato: sapevamo che non ci avrebbero dato ascolto».
Che studi ha fatto?
«Dopo il liceo classico, mi sono iscritto ad Architettura. Ho mollato a pochi esami dalla laurea, e i miei di sicuro non hanno fatto salti di gioia».
Loro che lavoro fanno?
«Mio padre è un architetto, mia madre una restauratrice di quadri».
Finora la risposta di Milano come’è stata?
«Positiva ma anche un po’ complicata perché, alla fine, poche persone conoscono davvero le possibilità infinite di una stampante 3D. I segnali per il futuro, però, sono ottimi».
La richiesta più frequente?
«I prototipi di ogni tipo. Siccome siamo un service aperto a tutti, ci arrivano le richieste più disparate, soprattutto dagli artisti. Uno scultore ci ha commissionato una cozza di mezzo metro, un altro ci ha chiesto di rappresentarlo su un crocifisso, un professore invece ci ha fatto realizzare un insetto formato maxi… E poi pomelli d’auto, bambolotti, gadget e premi vari, lavori per gioiellieri, aziende meccaniche, imprese nautiche…».
Il pezzo forte?
«C’è una grande richiesta di statuette da 20 centimetri con la propria figura. L’ego, si sa, è in forte espansione… Riusciamo a farle sia con una semplice foto sia scannerizzando il corpo della persona interessata».
Quanto costano?
« Di solito le realizziamo in tre misure:15-18-20 centimetri e costano 150, 180, 200 euro. Sono dipinte a mano. Dal punto di vista del design originale abbiamo anche realizzato e messo in vendita alcuni pezzi nostri: una scacchiera con i palazzi più rappresentativi di Milano, un vaso, una lampada, una mascherina antismog e un selfie dog, un piccolo attrezzo che si mette sul telefonino per scattare foto al cane».
I clienti sono tutti milanesi?
«Sei su dieci sì, gli altri sono tutti del nord Italia. Da Milano in giù facciamo poco. Devo anche dire che a un certo livello questa attività si può fare solo qui, perché solo a Milano ci sono aziende così grandi da poter essere interessate a sviluppare idee di marketing innovativo su grande scala».
Che cosa vuol dire?
«Che siamo in grado di mettere a punto operazioni di marketing in maniera personalizzata. Il cliente ci chiede di realizzare un oggetto? Bene, noi possiamo renderlo unico anche un milione di volte. Per crescere e magari allargarci anche all’estero il nostro futuro dovrà passare per forza attraverso questo tipo di serializzazione dedicata. Con i prototipi e basta, più di tanto non si può fare. Abbiamo costi fissi pesanti: i macchinari da pagare, l’affitto del negozio in centro con sette vetrine…».
Ci state dentro?
«Per ora, su tre soci più un dipendente, quello che guadagna di più è il dipendente… Di buono c’è che siamo in forte crescita».
Vive da solo?
«Sì, da un anno. Però pago solo le utenze, non ho speso di affitto né di mutuo».
Per la sua azienda quale aiuto le piacerebbe avere dallo Stato?
«Bella domanda. Avremmo bisogno di finanziamenti e di un’entità che aiutasse le startup come la nostra a sviluppare i rapporti con le aziende. Un ufficio che in qualche modo facesse da ponte fra le varie realtà. Ovviamente abbiamo fatto da soli».
Come?
«Ci siamo messi a studiare decine di possibili grandi interlocutori, ci siamo fatti venire un’idea per realizzare un oggetto fatto su misura, lo abbiamo progettato, stampato, colorato e lo abbiamo spedito con la presentazione della nostra società. Sta funzionando. Il mondo 3D piace e interessa. Pensi che faccio anche piccoli seminari».
Cioè?
«Questa sera nel nostro negozio incontrerò una ventina di iscritti al Master in Business Administration della Bocconi. È un’attività molto divertente…».

P. S. A parte il fatto che è bianca, la statuetta di Mattia è Mattia in carne e ossa.

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