Mobilitazione di Slang-Usb, manifestazione in Tribunale contro i licenziamenti

Mobilitazione di Slang-Usb, manifestazione in Tribunale contro i licenziamenti. Si parla di una forma di protesta,  di una vera e propria manifestazione nei pressi del Tribunale, con una sorta di biciclettata giunta fino alla Regione. Tutto questo a causa dei licenziamenti effettuati da Uber Eats.

Uber Eats
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 Per martedì mattina, quindi, è prevista una mobilitazione di Slang-Usb. Un evento stabilito per le ore 10 che si attuerà esattamente di fronte al Tribunale della città di Milano. Tutto quello che bisogna sapere a tal riguardo. 

Mobilitazione di Slang-Usb, le proteste contro i licenziamenti

La manifestazione di questa mattina nel capoluogo lombardo si è decisa per via del licenziamento avvenuto nei confronti dei rider di Uber Eats. Ciò è accaduto in quanto quest’ultimo sta dismettendo il suo servizio in tutto il territorio italiano.

Una mobilitazione che si è annunciata prontamente da Slang-Usb, quando l’azienda ha rifiutato la richiesta di svolgere un confronto. Un incontro che era stato chiesto precisamente dalla sigla sindacale.

Ciò ha fatto dunque capire chiaramente che la ditta non voleva mostrare alcuna apertura nei loro confronti, confermata ampiamente dal suo netto rifiuto in questo senso.

A quel punto il sindacato di base ha pensato bene di pubblicare una nota, che sottolinea la questione di una multinazionale che va a depredare il territorio, mediante l’evasione di milioni di tasse.

Mobilitazione di Slang-Usb: su cosa si basa il programma

Successivamente al presidio fissato dinanzi al Tribunale milanese, i manifestanti proseguiranno in bicicletta per raggiungere così la sede della Regione Lombardia.

Tribunale
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Il loro intento è quello di rivendicare che le istituzioni di tipo politico facciano una forma di pressione. Così da sollecitare Uber Eats all’apertura di un procedimento di licenziamento di tipo collettivo.

Un modo per tutelare i lavoratori licenziati attraverso le tradizionali misure di protezione sociale.

Se Uber dovesse decidere di non attenersi a tale tipologia di impegno, allora in questo caso chi protesta chiede a chiare lettere che siano le Istituzioni a farsi carico dei rider. Tutelando quindi quelli che vivono e lavorano nel loro territorio. La richiesta in tal senso riguarda primariamente una forma di sostegno al reddito di ognuno di loro.

Attuando anche una sorta di riconoscimento concernente la parte di paga oraria che non hanno percepito nel corso degli anni.

Un accadimento reso fattibile dal fatto che non risultavano inquadrati in base al corretto Ccnl.

In questo caso si fa riferimento al contratto nazionale appartenente alla logistica, privo degli accordi aziendali di genere peggiorativo come per esempio Scoober di Just Eat. Inoltre come pure Cgil, Cisl e Uil.

Cosa è successo in Uber Eats: informazioni preziose

Recentemente Uber Eats ha fatto un annuncio ufficiale, dichiarando la cessazione della sua attività in territorio italiano. Conseguentemente ha deciso di effettuare dei licenziamenti che hanno poi portato alle manifestazioni di protesta attuali.

La procedura di licenziamento riguarda nello specifico 49 lavoratori presenti nella città di Milano. I sindacati una volta appresa la notizia, hanno provato a trovare delle soluzioni alternative.

Lavoratori
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Infatti già nella giornata del 5 luglio si è provveduto a eseguire un presidio proprio di fronte alla sede di Uber Eats.

Quest’ultima è situata esattamente in via Forcella 13 nel capoluogo lombardo.

Nidil Cgil tra l’altro si è subito attivata per protestare su un fatto specifico. Il procedimento riguardante il licenziamento è stato inviato unicamente a Filcams, Uilcom e Fisascat. Si tratta delle organizzazioni sindacali che rientrano nel terziario.

Tutto ciò senza dare alcuna importanza alle migliaia di riders che lavorano attraverso la sua piattaforma.

Ma come si è sottolineato in precedenza, la società fin da subito ha posizionato un muro a tutte le richieste. Infatti si è praticamente rifiutata di invitarli a un confronto per trovare una soluzione tale, da permettere di soddisfare le esigenze di tutti.

Ecco dunque l’organizzazione dei vari presidi e delle manifestazioni di protesta che stanno durando tutt’ora. Progettate tutte con il fermo intento di fare le dovute pressioni alla società, utili per concretizzare e ampliare il tavolo delle trattative.

Ora bisognerà vedere se tutto questo riuscirà a smuovere qualcosa nella decisione granitica da parte della ditta.

Questo è ovviamene quello che si augurano i lavoratori licenziati dall’azienda. Per il momento, perciò, non si può fare altro che attendere eventuali aggiornamenti. Sperando che stavolta siano molto più positivi verso questi rider che non possono più contare su un’entrata economica lavorativa. Vedremo come andrà a finire.

Quello che si legge in una nota del sindacato di base

Ecco  cosa si può leggere in una dura nota del sindacato di base a tal proposito:

“Una multinazionale che depreda il territorio evadendo milioni di tasse. Dopo il presidio davanti al Tribunale, i manifestanti partiranno in bicicletta fino alla sede di Regione Lombardia, per rivendicare che le istituzioni politiche facciano pressione per spingere Uber ad aprire una procedura di licenziamento collettiva per tutelare tramite le classiche misure di protezione sociale i lavoratori licenziati. Se Uber non si atterrà a questo impegno chiediamo che siano le Istituzioni a farsi carico della tutela dei rider che abitano e lavorano nel loro territorio, tramite ad esempio una misura di sostegno al reddito, riconoscendo anche la parte dì salario orario non percepita negli anni, in quanto non inquadrati secondo il giusto Ccnl, ovvero il contratto nazionale della logistica, ma senza accordi aziendali peggiorativi come Scoober di Just Eat, Cgil, Cisl e Uil”.

 

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