Per questi pensionati la pensione passa da 64 a 71 anni: chi dovrà adeguarsi

La pensione passa da 64 a 71 anni e proprio per questi pensionati. I dettagli di quanto detto li trovate nel corso dell’articolo. Ecco chi dovrà adeguarsi. Tutto quello che c’è da sapere a tal proposito.

Pensione da 64 a 71 anni
Pensione da 64 a 71 anni – Imilanesi.Nanopress.it

Sta per essere trattata una grande novità relazionata al settore pensionistico. La pensione per alcuni slitterà da 64 a 71 anni. Ma quando accadrà e per quale motivo in determinate circostanze le pensioni vengono respinte dall’INPS? Esistono delle precise tematiche che è importante approfondire, per quanto riguarda le pensioni e le domande correlate a esse. Così da riuscire a comprendere bene i pericoli che si corrono. Ecco di cosa parleremo qui di seguito.

La pensione passa da 64 a 71 anni: le informazioni utili per non mettere a rischio la pensione

Come accennato poco fa si parlerà di una questione che riguarda la pensione. A causa di alcuni cavilli che a volte si trascurano, si rischia di perdere il diritto a percepire la pensione.

Pensione
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Per quanto riguarda la riforma Fornero è ritenuta assai rilevante, principalmente in quanto proprio per via di tale riforma le condizioni a livello previdenziale adesso risultano ampiamente esacerbate.

Comunque pure se si pensa alla vecchia riforma Dini, anche quella ha conseguito degli effetti di gran rilievo.

Primariamente perché ha diversificato in due specie i lavoratori.

Quindi da un lato ha posto tutti coloro che hanno iniziato l’attività lavorativa prima del 1996, mentre dall’altro ha inserito quegli individui che hanno cominciato a lavorare dopo quel periodo.

La pensione passa da 64 a 71 anni: l’importanza di non prendere sottogamba la bocciatura delle pensioni

Una delle distinzioni essenziali che possono condurre a delle sgradevoli sorprese, è quella di ricevere un rifiuto della pensione.

Questo infatti può accadere fondamentalmente a quelle persone che non conoscono in maniera dettagliata tutte le norme correlate a tale argomento. Individui che, quindi, non sanno assolutamente in che modo orientarsi per non sbagliare con conseguenze come quella descritta poc’anzi.

È importante chiarire che chi ha incominciato a versare prima del 1996 ha una posizione diversa da coloro che hanno cominciato i versamenti da quell’anno.

Dal 1996 tramite la riforma Dini esiste il sistema di tipo contributivo.

Contributi
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Conseguentemente i periodi lavorativi successivi a quell’anno sono contributivi, mentre quelli antecedenti si considerano come retributivi e con un calcolo pensionistico basato sul sistema retributivo.

Ci sono anche le deroghe associate a chi ha come minimo 18 anni di carriera al 31 dicembre del 1995. Qui il calcolo retributivo si amplia al 31 dicembre del 2011.

La differenza fra queste due categorie va a influire sugli importi delle pensioni e sulle norme attinenti il calcolo.

In più esistono determinate misure valide soltanto per alcuni tipi di lavoratori.

Per chi ha iniziato il lavoro dopo il 1996 c’è una misura che permette di smettere di lavorare a 64 anni.

Questo è il caso della pensione anticipata contributiva, indirizzata a chi compie 64 anni di età e dispone di una ventina d’anni di contributi. Ma ciò è fattibile unicamente se il primo versamento si è provveduto a effettuarlo dopo il 31 dicembre del 1995.

Cosa serve per avere l’accoglimento della pensione

Un aspetto da considerare è che la pensione anticipata di tipo contributivo non può risultare più bassa di un importo pari a 1.408 euro lordi mensili.

Soldi
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Quindi deve equivalere a 2,8 volte l’assegno sociale.

Se non si dovesse arrivare a questa cifra, allora si dovrà attendere di aver compiuto i 67 anni di età, per poter finalmente finire di lavorare e andare in pensione.

Però bisogna pure dire che anche in questo caso e malgrado il raggiungimento dell’età prestabilita, può capitare di ricevere un rifiuto della pensione.

Difatti si nega pur avendo versato venti anni di contributi.

Considerate che la pensione di vecchiaia per chi ha 67 anni e per un contributivo puro, viene erogata dall’Inps solo a una condizione. Infatti il suo importo deve corrispondere a minimo 1,5 volte l’assegno sociale.

In questo caso si fa riferimento a una pensione di circa 754 euro al mese.

Ulteriori chiarimenti 

È di notevole importanza effettuare un controllo sulla carriera, in modo tale da appurare se esistono dei contributi omessi o che non risultano.

Prima di svolgere il loro recupero per poi introdurli nell’estratto conto, è consigliabile fare un’apposita verifica.

Ciò poiché il fatto di aver iniziato a lavorare prima del 1996 può corrispondere a un aspetto vantaggioso, ma non sempre è così.

Infatti a causa di dettagli che possono sembrare non importanti, in realtà sono decisivi per la perdita del diritto alla pensione. Così da passare dai 64 anni ai 71 anni di età, per poter andare in pensione.

Teoricamente un contributivo puro con 20 anni di contributi può andare in pensione all’età di 64 anni, ma con una pensione corrispondente a 1.408 euro mensili.

Se invece la pensione equivale a 700 euro al mese, allora non è possibile un’anticipata contributiva a 64 anni.

In ogni caso la pensione arriverà a 71 anni, visto che per avere la pensione a 67 anni si ha bisogno di una cifra corrispondente a 754 euro al mese.

Dunque da tutto questo si capisce quanto sia fondamentale sapere tutte le informazioni riguardanti questo tema delle pensioni.

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