Le famiglie ucraine saranno accolte nella villa confiscata ai Papalia

Le famiglie ucraine saranno accolte nella villa confiscata ai Papalia: ecco perché si è arrivati a questo accordo.

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 Sembra che il comune la volesse restituire allo stato, in seguito alla sentenza che riguardava l’utilizzo del cortile.  Ma alla fine si è giunti a questa trattativa che prevede un progetto sociale. Vediamo i dettagli della vicenda.

Le famiglie ucraine saranno accolte nella villa confiscata ai Papalia

Come accennato poco fa alcuni profughi provenienti dall’Ucraina potranno ricevere l’accoglienza in una piccola parte di villa di via Nearco e precisamente a Buccinasco.

Questo è il risultato di accordi che sono stati presi tra Comuni e la prefettura che consentono di chiudere una situazione che poteva portare ad un rischio: al fermo di quella che poteva essere la gestione di un bene sequestrato alla criminalità.

Parliamo di un fatto che è molto noto e che ha seguito una strada giudiziaria: un fatto questo che sembra riguardare Rocco Papalia e la sua coniuge Adriana Feletti che invece sembrano occupare la parte restante della villa, ovvero quella non sequestrata.

La questione del cortile: le famiglie ucraine nella villa confiscata ai Papalia

La parte di villa sequestrata, in passato, rappresentava un centro di accoglienza per minori.

Solo che sembrava esserci un problema: il cortile che si trovava dentro la villa non sembrava presenziare in quello che rappresentava l’atto di confisca. Sappiamo infatti che era stato fatto chiudere e quindi non si poteva accedere. Nello specifico non potevano accedere Papalia e Feletti.

La donna ha scelto così di agire a livello legale e sembra che i giudici siano dalla sua parte: il cancelletto che chiudeva il cortile doveva essere abbattuto.

Non si è fatta così attendere la reazione del primo cittadino di Buccinasco, Rino Pruiti che già non era stata molto gestibile anni prima.

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Lo stesso ha sicuramente accettato la sentenza ma ha anche affermato che il Comune non avrebbe preso parte a quella che era la gestione della parte sequestrata e che l’avrebbe dato allo stato.

Ecco che in seguito a tutto questo si sono avute delle conseguenze e delle comunicazioni per niente facili tra comuni e la Diaconia Valdese, che ha voluto presentare un progetto.

Un progetto che parlava di accogliere le famiglie dell’Ucraina: sembra che questo sia stato accolto dal comprensorio dei municipi corsichesi, che sembrano collaborare con il ‘piano di zona’ per quanto riguarda le politiche sociali.

Ecco che c’è grande attenzione su tale progetto e sull’evoluzione che potrà avere. Poiché si parla di una casa che potrà accogliere queste famiglie che come sappiamo vogliono solo sfuggire alla guerra.

Altri dettagli sulla vicenda: cos’era successo prima?

Si parla dunque di un atto e del fatto che sia stato possibile grazie alla Prefettura e il comune di Buccinasco. L’atto definitivo che riguarda questo cortile che si trova in via Nearco.

Per capire meglio la portata di quanto detto sinora, bisogna però fare un piccolo passo indietro e tornare un attimo al 2017.

L’anno in cui Rocco Papalia, boss della  ‘ndrangheta, uscì dal carcere dopo essere stato rinchiuso ben  26 anni con l’accusa di omicidio e anche altri reati come sequestro e non solo.

È stato grazie a varie indagini che si è potuto procedere all’arresto dei fratelli Papalia che sono stati condannati tutte e due all’ergastolo.

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Sembra che negli anni 90 la ndrangheta si fosse infilata dappertutto, fino ad arrivare negli affari. Ecco che il comune di Buccinasco è stato rinominato la “Platì del Nord” e a causa di quest’essere così presente della mafia.

Grazie però a chi di dovuto si è proceduto all’arresto e al sequestro di beni tra cui appunto la metà della villa. Villa che si trova in via Nearco e che sembrava appartenere a Salvatore Barbaro, nonché genero di Papalia.

Sembra che nella restante parte invece vivesse la moglie di quest’ultimo, Adriana Feletti con il suo compagno.

Ma quando Papalia è stato liberato la prima cosa che ha fatto è stato reclamare l’uso del cortile.

Cortile che infatti non sembrava essere presente nell’atto di confisca e all’interno del quale vi erano dei minori. Minori che seguivano delle lezioni di italiano, dal momento che erano stranieri. Gli stessi erano stati accolti dall’associazione che occupava la parte di villa sequestrata.

Una battaglia legale: ecco perché

Ecco che a questo punto forse è più chiaro il motivo per cui si sia arrivati a una vera e propria battaglia a livello legale. La donna, Feletti, ha in un certo senso reclamato l’uso del cortile per farci giocare per esempio i nipotini, dal momento che diceva essere anche suo.

E, come detto prima,, i giudici hanno accolto tale richiesta e le hanno consentito di usufruire di questo cortile.

Questa sentenza ha lasciato nello sconforto il sindaco che come detto ha subito pensato di ridare tale bene allo Stato. Ecco che però alla fine si è giunti a un accordo: grazie al prefetto e alla sua proposta si è parlato di un progetto a livello sociale importante.

Un progetto che coinvolge, come detto, il Piano di Zona corsichese e la Diaconia valdese.

A tal proposito il sindaco non ha che potuto ringraziare il prefetto proprio perché ora si parla di un progetto che accoglierà le famiglie ucraine.

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