CHIARA MACI ## Milanese di Agropoli, 32 anni, food blogger

Nata nel 1983 ad Agropoli, in provincia di Salerno, Chiara Maci è cresciuta a Bologna, dove si è trasferita con la famiglia dall’età di 10 anni. Laureata in Legge a Bologna, ha conseguito un master in Media Relations a Milano, ha lavorato a Sky, ma presto ha abbandonato tutto per seguire la sua passione: la cucina. Ha aperto un blog, è entrata a far parte della giuria del programma di cucina di La7d Cuochi e fiamme, condotto dallo chef del Gambero Rosso, Simone Rugiati, ha inziato a collaborare con decine di aziende, e non si è più fermata. Madre di Bianca, 2 anni, avuta da una relazione ormai finita, Chiara Maci in questa intervista parla di Milano e Bologna, le sue città, la famiglia, la casa a corso Como, la vita d’ufficio, le torte, le donne al lavoro sempre a dieta, lo stress, la guerra fra blogger, le cotolette milanesi, quelli che a tavola non fanno altro che criticare, i miracolati ai fornelli…

Trascrizione videointervista a CHIARA MACI

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VIA DA BOLOGNA
A Milano sono arrivata nel 2006 per frequentare un master, dopo essermi laureata in giurisprudenza a Bologna. La mia sfida era quella di cambiare città: volevo andare via da casa e da Bologna, così mi sono messa a cercare un master. Quello che mi piaceva di più era in Marketing e comunicazione ed era a Milano, città per me assolutamente sconosciuta.

LA CITTÀ DELLO STRESS
Pur essendo vicinissima, perché alla fine Milano è a un ora di treno da Bologna, per i bolognesi Milano è – come per tutti in Italia, credo – la città delle persone che corrono e vanno sempre di fretta, che lavorano tantissimo… «Come lavorano i milanesi rispetto ai romani…», più o meno i soliti luoghi comuni che si conoscono a vent’anni… Io ne avevo 22, era il 2006, e decisi di andare a Milano. Affittai casa a corso Como, l’unica via che conoscevo di questa città.

LA VIA DELLA MOVIDA
La via della movida, avevo 22 anni, e mi sono detta: «Vabbè, prendo casa lì», e li è iniziato il mio percorso milanese. Prima con il master, poi sono rimasta a fare uno stage, e – classico iter milanese – dopo un po’ sono stata assunta in azienda. E così sono andata a lavorare a Rogoredo, a Sky.

LE TORTE E LE MILANESI
Io ero quella che portava le torte tutte le mattine in ufficio. Ero in un team di donne… Ecco, le donne milanesi credo che meritino un capitolo a parte.

TUTTE A DIETA
Tutte a dieta, fissatissime, e alle prese con il lavoro che facevano 20 ore al giorno. Io ero quella un pochino più genuina e ruspante. Ricordo ancora la prima torta che portai alla mia capa, magrissima. Mi guardò come una marziana e mi disse: «Ma c’è il burro?”, e io dissi: «Come c’è il burro? È una torta, certo che c’è il burro». E non la toccò

IL PRIMO IMPATTO
All’inizio non pensavo fosse la città giusta, l’ho odiata, ci sono stati momenti in cui l’ho detestata, proprio perché era per me Milano era l’associazione di tanti fattori: andare via di casa, stare da sola, lavorare da sola, guadagnare niente… Tante cose messe assieme associate al cambiamento.

VIA NEL 2009
Sono rimasta lì fino al 2009, anno in cui ho deciso di mollare proprio tutto.

PERCHÉ…
Le mie cape… Era il lavoro, era essere buttati in un’azienda enorme dove sei parte di un team di donne che mai avresti pensato che lavorassero così tanto.

VOGLIA DI CUCINARE
Io volevo cucinare a tutti i costi. Era proprio nel mio Dna.

UNA FAMIGLIA IN CUCINA
Nascere secondo me ad Agropoli, in Cilento, con un padre pugliese di Lecce, e una madre di Bologna sommelier e docente di sommelier… Io sono sommelier da quando avevo 18 anni, come tutta la mia famiglia. Mio padre è medico, tutti gli altri sono medici, però a casa la cucina è sempre stato tutto. Si parlava intorno al tavolo mentre si mangiava, ogni problema della famiglia è stato discusso a tavola davanti al cibo.

LA SCOPERTA MILANESE
Secondo me la cosa veramente significativa di Milano è questa, non facile da capire. Mi spiego: io ho sempre pensato di non essere un granché in cucina e invece…

TORTA POWER
Quando sono arrivata a Milano I miei colleghi mi hanno fatto notare che questo saper fare le torte, questo invitare gente a cena, anche dieci alla volta, era importante. Mi hanno fatto notare che era una cosa, in realtà, speciale, mia. Mi hanno fatto capire loro che io avevo qualcosa in più… Ero famosa per la mia cheese cake, la torta di mele… Portavo sempre qualcosa di buono in ufficio.

SCHISCETTA SPECIAL
Io ero quella che si portava la schiscetta sempre particolare, perché tutti avevano l’insalata pronta. Io invece arrivavo sempre con il couscous, la quinoa, le cose strane con le verdure particolari che mi preparavo la sera per la mattina dopo. Quindi portavo con me in ufficio non solo le torte ma anche la schiscetta strana.

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LIBRI E FORNELLI
Mi sono chiusa in casa a Bologna per un anno e ho preso i libri dell’Alma, ho preso i libri delle scuole alberghiere, e ho iniziato a studiare le tecniche, a cucinare tantissimo, per perfezionare la mia cucina. Poi, quando ho capito che secondo me era ora di tornare a Milano, sono tornata.

UN LAVORO CHE NON C’ERA
Ho scelto Milano perché era l’unica città che poteva permettermi di fare il lavoro che avevo in testa, che non è un lavoro codificato. Se tu mi chiedi che lavoro faccio io dico: libera professionista. Nella mia testa c’era questo progetto: voglio cucinare e scrivere di cucina, ma non voglio fare la giornalista, voglio andare in giro per ristoranti e fare “critica” nel senso di assaggiare, capire, giudicare. Erano tanti lavori messi insieme. Il punto è che non c’è una scuola che ti prepara a questo né tantomeno si poteva avere un confronto con qualcuno perché non c’è uno storico.

TANTI BLOGGER
quando sono arrivata io qui ce n’erano già tanti di blogger, non sono stata una delle prime, però avevo un’idea ben precisa e questa città, secondo me, ti offre l’opportunità di mettere in pratica determinate cose. E poi qui ci sono le aziende con cui poi ho iniziato il mio lavoro.

MILANO 2010
Sono tornata nel 2010, ma già parlavo un linguaggio che era il linguaggio del marketing perché arrivavo da un grande azienda e per me, parlando quel linguaggio, devo dire Milano è stato una piazza facilissima.

CIBO E MEDIA, UN PO’ TROPPO?
Io credo che tutto questo porti ad una selezione naturale, ovvia, che ci sarà di sicuro in questi anni perché per ora c’è un grande calderone. Di food blogger è pieno il mondo, ogni giorno ne escono decine di migliaia. La gente capisce soprattutto a oggi chi seguire e chi scegliere, cosa che vale anche per i cuochi. Finirà senz’altro questa ondata spropositata, io non so più come definirla…

UNA VITA INFERNALE
Fare il cuoco è un mestiere difficilissimo, durissimo. Io non lo farei mai, è una vita proprio infernale quella del cuoco.

MEGLIO MASTERCHEF DI GF
Sul lato televisivo ti dirò che è profondamente sbagliato comunicare per anni a un giovane che la scuola alberghiera serve per andare in Tv. Molti giovani sono stati un po’ traviati da questa cosa, e oggi tanti di loro si iscrivono all’alberghiero, che adesso ha il boom di iscrizioni perché tutti vogliono diventare il nuovo Rugiati o il nuovo Borghese e compagnia bella. Però il fatto che i giovani si appassionino alla cucina, la trovo una cosa bellissima, ovviamente senza arrivare all’estremo del bambino di sette anni che fa il pollo ripieno perché lo trovo assurdo. Parlando di normalità e buon senso, che poi dovrebbe essere sempre la base di tutto, secondo me che i giovani si appassionino a quello piuttosto che a programmi stupidi come ce ne sono stati tanti negli ultimi anni, lo trovo più intelligente. Preferisco che si entusiasmino per Masterchef piuttosto che per il Grande Fratello.

CHEF MIRACOLATI DALLA TV
Non lo so. Gli chef che oggi sono in Tv avevano una bella importanza già prima di arrivare a farla, quindi non credo. Avrei qualche dubbio sui giovanissimi, che forse sono miracolati perché non si sono fatti vent’anni dietro le cucine. Sui food blogger, lo dico ora e lo dirò a vita, e vale anche per i fashion blogger e i travel blogger, finché si potranno improvvisare di miracolati ce ne saranno migliaia. Però dove non c’è sostanza si vede, la gente non è stupida, anzi.

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TUTTI CRITICI A MILANO
È una città particolare riguardo alla cucina perché qui, a Milano, sono tutti critici. È una cosa buffa… Lo vedo anche con un sacco di persone che conosco, che non c’entrano niente con questo ambiente: si siedono al ristorante non più per godersi il cibo e la serata, per non pensare a qualcosa…

MANGIARE È GODERE
Il cibo adesso viene visto come qualcosa da fotografare e analizzare. Prima mangiavi e godevi del sapore, adesso in tanti non lo fanno più. E finché a farlo sono quelli del mestiere posso anche chiudere un occhio, ma anche tutti gli altri no, è assurdo. Li vedi al ristorante che fotografano e commentano: «Non lo so se questa costoletta è cotta bene, mi sembra un po’ rossa all’interno». È tutto ipercritico nei confronti del cibo. Per fortuna credo che sia un momento passeggero. Finirà, prima o poi. Speriamo…

GRANDE SCELTA
Milano ovviamente è la città che ha anche forse la più grande scelta di ristoranti d’Italia, quindi è normale che la clientela sia abituata molto bene. A Milano vuoi mangiare peruviano? Trovi il peruviano.

SOLO QUI IL “CINESE”…
È la prima città dove ho mangiato il cinese buono, visto che in Italia mangiare cinese buono è praticamente impossibile. Io non potrei vivere in nessun’altra città in Italia solo per la scelta dei ristoranti che ha Milano.

MILANO, ITALIA, MONDO
A Milano personalmente sento di non invidiare niente all’estero. In qualunque altra città italiana sento di essere sempre limitata da determinati provincialismi, mentalità molto più chiuse. Milano è quella città che ti permette di rimanere italiana però con una visione molto più aperta.

SEMPRE UN PASSO AVANTI
Camminavo per strada e ho visto per terra la pubblicità per scegliere il sindaco di Milano. Con una campagna di comunicazione anche sulle strade mi sento di dire che solo a Milano succedono queste cose. C’è tanta comunicazione innovativa. Lavorando con i social network e con il web figurati quanto sia fondamentale tutto questo per me. Non è importante, è fondamentale! È l’unica città italiana dove fra un po’, e me lo aspetto da un momento all’altro, si andrà al ristorante in base ai follower su Instagram, cosa che già succede a New York da anni. E probabilmente succederà anche qui a breve.

I LUOGHI DEL CUORE
Sono molto affezionata a Brera, in qualche modo sono cresciuta lì tra virgolette. Non c’è volta che vengono amici a Milano e non si va a fare la passeggiata per Brera. Io ho preso casa proprio sulle chiuse di Leonardo e quindi c’è tutto quell’angolo di di San Marco che trovo spettacolare, proprio bello bello.

UN POSTO DOVE ANDARE
L’ultimo che ho scoperto è dove sono stata la settimana scorsa con alcuni amici di Bologna vegetariani. Che mi hanno detto: “A Milano di vegetariano?”. Va bene tutto, ragazzi, ma a Milano di vegetariano c’e tutto da anni di vegetariano, vegano etc. C’è tutto qui. Siamo andati in un posto bellissimo che si chiama Capra e cavoli, in cui non ero mai stata. Anche lì, ed è questa la bellezza di Milano, sei in Isola, entri in questo posto, ti giri, e sembra un giardino all’aperto, arredato benissimo, magari è una cosa completamente diversa da quello che c’è accanto. E se uno vuole andare nel posto americano, viene qui e va a mangiare come vuole. Ecco, questo mi piace. Poter scegliere sera per sera è impagabile. E lo stesso quando ho ospiti non di Milano, anzi devo dire che mi stimo anche un po’ di questa cosa. Nel senso che mi piace l’idea di poter dire: «Che cosa vuoi mangiare? Americano? Thailandese?».
Non si può fare ovunque, qui invece c’è un posto per tutto.

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DA GRANDE
Da grande vorrei continuare a fare quello che faccio adesso. Ovviamente mi piacerebbe fare un po’ di più la mamma e credo che rimarrò a vivere in questa città, non credo che andrò via da Milano. A meno che non decida di andare all’estero, ma non credo che lo farò… E da grande, quindi probabilmente tra pochi anni, spero di svegliarmi e di avere esattamente lo stesso pensiero. Con qualche figlio in più, magari.

CHE NOIA LE FOODSTAR
La cosa che mi annoia di più in assoluto sono le food star, quelle a cui basta niente per sentirsi arrivate.

GUERRA FRA BLOGGER
Io sono una molto benvoluta. Un po’ perché sono statat una che ha iniziato a fare la foof blogger in un certo modo… Poi perché sono stata la prima a mettere in Tv il sottopancia blogger: sono sempre andata fiera di questo ruolo quando tutti si vergognavano di dirlo per non fare la figura dell’improvvisata dell’ibrido tra una giornalista e una casalinga. Una roba strana all’inizio era il blogger… Io sono in ottimi rapporti con tutti e tantissimi, te lo giuro, vengono da me a chiedermi consigli: «Quanto devo chiedere per fare questo lavoro? Mi presenti quest’azienda?”. Però so che c’è questa guerra fra blogger, soprattutto fra i nuovi arrivati.

PIATTI MILANESI
Cotoletta, risotto… Sai che la cotoletta non la faccio spesso? È una di quelle cose che mi piace mangiare fuori, ma non perché non ami anche friggere, perché ogni posto dove la mangi a Milano la fa diversa. E quindi mi piace mangiarla in tutti i modi. Io la preferisco alt e ho i miei ristoranti dove andare a mangiare così come mi piace. Però sono assolutamente onnivora e so cucinare bene il risotto alla milanese e l’ossobuco.

OSTRICHE? NO, GRAZIE
Mangio di tutto, tranne le ostriche. Per costrizione, più di una volta, le ho mangiate durante il programma Tv Cuochi e fiamme, quindi ho dato. Basta, è l’unica cosa che non mangio.

IO A DIETA?
Mai fatta una dieta nella mia vita.

CREDITI
La videointervista e il servizio fotografico a Chiara Maci sono stati realizzati negli spazi di Radio Rooftop Milan, la terrazza dell’albergo ME Milan Il Duca (piazza della Repubblica, 20124 Milano), che si ringrazia per la preziosa e cortese collaborazione.

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