Ditta di matrimoni del milanese viene fatta chiudere, aveva solo lavoratori in nero

La società organizzava matrimoni in grande stile ma operava in nero. Tra i dipendenti c’era anche chi percepiva il reddito di cittadinanza.

Ditta di matrimoni chiusa
Ditta di matrimoni chiusa – IMilanesi.Nanopress.it

Durante degli accertamenti sulle attività del territorio, la Guardia di Finanza mi Menaggio (Como) ha scoperto una truffa ai danni dello stato da parte di una ditta milanese dedita all’organizzazione di matrimoni. Cinque lavoratori non regolarmente segnati, di cui uno fruitore del Reddito di Cittadinanza.

La scoperta della Guardia di Finanza durante un grande evento

Le indagini hanno avuto inizio lo scorso giugno, in occasione di un importante banchetto di pre-matrimonio tenutosi in via Calvi, a Menaggio. Per il ricevimento fiabesco di un figlio di un magnate di origini indiane, è stata riservata un’intera via e data l’entità dell’evento, circa 250 invitati per un totale di 80 figure addette al ricevimento, erano una dozzina le aziende impiegate per le varie forniture di catering e servizi.

Proprio durante l’evento, la Guardia di Finanza ha effettuato i dovuti controlli per verificare che tutte le attività fossero svolte in regola.
Il fatto che l’evento fosse degno di nota e quindi sotto gli occhi dei più, non ha impedito a una ditta del milanese di agire illegalmente.
Tale azienda, infatti, aveva reclutato per l’evento ben cinque dipendenti impiegati in nero, tra i quali un percettore del reddito di cittadinanza.

La sanzione non ha tardato ad arrivare: 9.000 Euro di multa che ad oggi risulterebbe già saldata, mentre per il lavoratore che percepiva il Reddito di Cittadinanza (tramite la madre convivente), è scattata la revoca dell’indennità e la denuncia. Inoltre sembrerebbe che anche i lavoratori non in regola sarebbero stati nel frattempo assunti.

Ditta matrimoni illegake
Ditta di matrimoni con lavoratori in nero – Imilanesi.nanopress.it

Lavoro “in nero” sempre più in crescita

Nonostante le molte agevolazioni per aziende e imprese, il lavoro in nero continua ad essere sempre più presente su tutto il territorio.
Mancanza di sicurezza e di tutele al primo posto, ma anche retribuzioni non adeguate agli orari e alla mole di lavoro svolti.
I settori più colpiti, secondo recenti ricerche, sarebbero quello dell’edilizia e il terziario, dove l’irregolarità previdenziale e assicurativa può costare cara in caso di incidenti sul lavoro.
Non sono esenti dalla lista i settori della ristorazione e dei trasporti.

Spesso però il lavoro in nero non “conviene” solo alle aziende, che hanno in pugno forza lavoro senza obblighi nei suoi confronti.
Sempre più frequenti sono i casi di lavoro non dichiarato da parte di percettori di Reddito di Cittadinanza, siano brevi prestazioni occasionali o lavori duraturi nel tempo.
I cosiddetti “furbetti del Reddito di Cittadinanza” sono moltissimi e la maggior parte ignora a quali sanzioni si va incontro se si usufruisce dell’indennità e contemporaneamente si svolge attività lavorativa irregolare.

Posto che chi percepisce il reddito di cittadinanza non deve necessariamente essere disoccupato, è bene ricordare che ogni caso prevede delle soglie relative al reddito familiare che non devono essere superate.

Oltre alle enormi sanzioni per il datore di lavoro, il diretto interessato può andare incontro lui stesso a sanzioni che vanno dalla revoca del sussidio fino anche alla reclusione, oltre che alla restituzione degli importi indebitamente percepiti.

I percettori di Reddito di Cittadinanza infatti, sono sempre tenuti a dichiarare all’INPS l’eventuale inizio di un percorso lavorativo, onde evitare di incorrere, anche se in buona fede, nelle sanzioni sopra citate.

 

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