GIULIO CAPPELLINI ## Milanese di Milano, 61 anni, designer

Giulio Cappellini è un architetto, designer, art director. Nato a Milano nel 1954 ha sempre fatto parte di questo mondo perché l’azienda di famiglia, Cappellini, dal 1946 in poi ha fatto la storia del design in Italia e nel mondo. Dopo la vendita agli americani di Haworth, nel 2014, da parte del fondo Charme di Luca Cordero di Montezemolo, Giulio Cappellini segue ancora il marchio che porta il suo nome occupandosi di prodotto. Nel 2007 il settimanale americano Time lo ha inserito nella lista dei trend setter più influenti nel campo del design e della moda. Considerato in tutto il mondo come uno degli alfieri del Made in Italy, Cappellini ha stretto varie collaborazioni come consulente e art director di aziende con core business differenti. Collabora con Ceramica Flaminia, azienda specializzata in sanitari di design ed è art director per Alcantara Spa, specializzata nell’utilizzo dell’Alcantara® nell’automotive, moda e accessori, interior. In questa intervista parla di Milano e Brianza, cacce al tesoro e Gio’ Ponti, giovani designer e il colosso Ikea, Pisapia e la concretezza milanese… Da non perdere.

Trascrizione videointervista a GIULIO CAPPELLINI

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Quando iniziai il liceo scientifico cominciai a frequentare Milano (venivo dalla Brianza).

DALLA BRIANZA ALLA GRANDE CITTÀ
Passare dalla vita in un piccolo paese della Brianza, Carugo, alla metropoli all’inizio fu un’esperienza abbastanza straordinaria e sorprendente soprattutto perché erano anni abbastanza bui, abbastanza grigi, per Milano.

UNA LENTA SCOPERTA
Io viaggio moltissimo però sinceramente amo molto Milano. Sono convinto che è una città che devi vivere, devi conoscere, devi scoprire passo dopo passo. Non è una città che ti si presenta immediatamente, è una città che va scoperta poco alla volta con grande tranquillità.

CACCIA AL TESORO
Cercare il bello a Milano è un po’ una caccia al tesoro. Dietro queste facciate molto rigorose di questi palazzi si nascondono giardini straordinari. La cosa che più mi sorprende oggi, dopo tantissimi anni che frequento e vivo a Milano, è che spesso – magari camminando – scopro dei dettagli o qualcosa di sorprendente che per vent’anni non ho notato.

NON SOLO CENTRO
Sono andato recentemente a visitare la fondazione Prada e ho scoperto un’area di Milano che sinceramente non conoscevo. Ben vengano quindi quelle operazioni culturali che non nascano solo nel centro della città ma anche in altre zone della città perché sicuramente servono a rivalutarle.

SENZA MILANO?
Nel suo rigore, nella sua passione, nella sua grande attenzione al bello e ai dettagli, Milano è stata fondamentale. In particolare durante l’università ho avuto questa grande opportunità (di imparare e scoprire)…

GRAZIE GIO’
… di lavorare per un anno nello studio di Gio’ Ponti quando lui era ancora vivente. Devo dire che (stare al fianco di) quest’uomo molto milanese che, però, ha portato la cultura milanese nel mondo, sicuramente è stata per me una lezione straordinaria.

MULTICULTURALE E RIGOROSA
Spesso si dice che noi milanesi siamo estremamente chiusi, siamo poco socievoli eccetera. Devo dire che sicuramente in altre città, anche per fattori climatici, la gente esce di più ed è molto più facile fare conoscenza e amicizia. Si dice sempre che un romano si trova malissimo a Milano ma che un milanese si trova bene a Roma. Ancora una volta, però, io penso che Milano stia cambiando da questo punto di vista. Sta diventando una città più internazionale, sta aprendosi, sta diventando una città sicuramente multiculturale. Devo dire che questo passaggio sta avvenendo passo dopo passo e non mi pare stia creando grossi traumi alla città. Magari all’inizio pensare una città multietnica poteva essere abbastanza inusuale o scioccante, oggi invece penso che faccia assolutamente parte della normalità, pur mantenendo comunque la sua tradizione di grande rigore. Se infatti devo definire Milano, la definisco una città rigorosa.

IL RITORNO DELLA CULTURA
I grandi imprenditori hanno saputo dare un taglio assolutamente forte dal punto di vista culturale a questa città, negli anni passati. Mi pare che oggi stiamo ritornando a fare un po’ di cultura in questa città e questo mi fa molto piacere.

NON SOLO SHOPPING
Prima il turista americano o il turista orientale veniva in Italia e andava a Venezia, Roma, Firenze e a Milano veniva per fare shopping. Oggi capisce che Milano è una città dove può vedere dei bellissimi musei, può vedere delle bellissime mostre e cosi via.

LA QUALITÀ ITALIANA
Lo stile di vita italiano, l’appeal italiano legato al fashion, legato al cibo, legato al design, sicuramente in tanti paesi è un grande appeal. Io penso che noi dobbiamo difendere questo primato e dobbiamo difenderlo lavorando sulla qualità, qualità e ancora qualità. Questo è l’aspetto fondamentale, non dobbiamo cercare di massificare questa nostra cultura perché altrimenti diventerebbe molto meno interessante.

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I GIOVANI DESIGNER
Per un giovane italiano fare il designer non è facile. C’è stata una grande generazione di maestri. I primi come Sottsass, Castiglioni, Zanuso, Aulenti e tanti altri. Poi c’è stata una seconda generazione: De Lucchi, Thun, Citterio, Lissoni. C’è stato un momento di vuoto mentre oggi c’è nuova generazione di giovanissimi che ritengo estremamente interessanti anche perché sono riusciti a distaccarsi da questa contaminazione dei maestri e quindi si sta muovendo con una certa libertà e con una certa curiosità, quindi con una visione nuova del design.

LA SFIDA
Oggi la sfida è quella di fare dei prodotti con un giusto rapporto qualità prezzo. Quindi un buon designer deve essere in grado di fare un prodotto con altissime caratteristiche artigianali ma anche altamente industrializzato. Questo processo è molto molto importante… Io dico sempre il goal del design non è solo di finire nelle collezioni permanenti dei musei ma è di finire nelle case della gente.

L’IDEA IKEA
Secondo me è comunque una realtà interessante, che ha avvicinato al mondo della creatività e del design un pubblico che altrimenti non ci sarebbe arrivato. Non sono convinto che la creatività di Ikea sia frutto al 100 per cento delle menti di Ikea… Spesso basta fare un giro all’Ikea e ritroviamo degli elementi fortemente ispirati a tanti prodotti che magari noi, e tante altre aziende italiane, hanno fatto dieci, quindici, vent’anni fa… Però io sono molto libero da questo punto di vista: io penso che il consumatore finale oggi sia veramente libero di acquistare un tavolo di Cappellini piuttosto che un divano di Cassina, e anche sei sedie di Ikea. Ma va bene… E noi dobbiamo assolutamente tener conto di questa nuova libertà del consumatore che prima voleva avere la casa esattamente come quella dei propri amici, oggi vuole avere una casa che rispecchia la propria cultura, il proprio modo di essere.

PICCOLA MA…
Quando torno a Milano (da viaggi all’estero) capisco che è una città piccola però devo dire che alla fine la sua dimensione è una cosa che mi manca molto. Anche in un’ottica di una Milano più dilatata, non solo di una Milano che si ferma alle sei vie del centro, devo dire che tutto sommato è una città in cui fa piacere camminare, in cui fa piacere guardare, in cui veramente leggi ancora oggi una dimensione molto umana che magari non trovi in grosse metropoli.

I GRATTACIELI
Devo dire mi ci sto abituando. Tornando a casa la sera vedevo questi grattacieli che crescevano poi guardavo il Pirellone di Gio’ Ponti e tra me dicevo: “Meno male che c’è stato Gio’ Ponti”…

DIFENDERE LA MILANESITÀ
La qualità degli edifici, la qualità dei landscape che andiamo a creare è veramente importante e soprattutto, questa qualità, deve rispettare la storia di una città. Io devo capire se in questo momento sono a Tokyo o sono a Milano. Spesso i centri delle città si trasformano in una sorta di duty free shop di un aeroporto internazionale che non capisce più dove sei. Quindi difendere anche nel nuovo la nostra milanesità.

SCOPRIRE I MECCANISMI
Per un giovane studente, o giovane designer, che arriva dall’estero il consiglio è di cercare un po’ di scoprire I meccanismi di questa città, le dinamiche di questa città e sicuramente, pur esprimendo la propria creatività, comunque di rispettare la storia di questa città…

NON È IL SUD, PERÒ…
Non è vero che a Milano i rapporti interpersonali sono legati solo al business o alla convenienza. Devo dire che si possono anche stabilire rapporti assolutamente precisi. Probabilmente noi a Milano non siamo così aperti come in altre parti d’Italia, nel sud la gente è molto più espansiva e aperta… Noi siamo un po’ più riservati, però devo dire che quando stabiliamo un rapporto lo stabiliamo in maniera precisa.

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DOPO PISAPIA?
Pensa a un personaggio che sia in grado di far crescere questa città in modo positivo e soprattutto, per certi aspetti, di rivalutare l’enorme patrimonio culturale che noi abbiamo.

MILANO GLOBALE
A parer mio non devono esistere delle zone di serie A e delle zone di serie B a Milano. Questo è un aspetto fondamentale. Mi immagino che la Milano del futuro sia una Milano più globale, appunto. Non una Milano ristretta al centro… Se penso a New York, infatti, non penso solo a Manhattan, penso a tutto il comprensorio.

CITTÀ APERTE
Oggi le città devono essere pronta ad accogliere il mondo, le diverse culture, il mondo e le diverse religioni del mondo. Quindi sinceramente io penso che certi processi siano assolutamente naturali.

LO STILE MILANESE
Sicuramente la milanesità è comunque il fenomeno più riconoscibile. Nel senso che quando si parla di contaminazioni si parla di stile milanese, si parla del personaggio milanese… quindi c’è ancora una forte riconoscibilità.

LE NOVITÀ CINESI E I NORDAFRICANI
Non dobbiamo scandalizzarsi se oggi il 30 per cento di Milano è posseduta dai cinesi. Questo accade a Milano come in tante altre città del mondo. In Brianza, dove io lavoro, ci sono tantissimi operai che vengono dal Nord Africa, e quando vado dagli artigiani e vedo i nordafricani che lavorano lì, spesso tra me e me rido perché dico: ”Vent’anni fa non sarebbe stato mai possibile una cosa di questo tipo”. Quindi penso che tutti questi elementi siano legati alla crescita e al rendere contemporanea una città.

BASTA PIANGERSI ADDOSSO
Noi italiani siamo bravissimi sempre ad amplificare gli aspetti negativi di alcune nostre realtà. ”Oddio, per andare in Fiera mezz’ora di metropolitana”, ma se sei a Parigi ci impieghi 50 minuti. E magari devi far passare sei treni prima di poter salire perché sono pieni… ”Oddio, a Linate non funziona niente” , ma in realtà ci sono problemi come ci sono in tutti gli aeroporti del mondo. Ecco tenderei un po’ a minimizzare certe cose, noi italiani ci piangiamo un po’ addosso…. Però, va detto, i milanesi sono sempre molto pronti a reagire e a difendere le proprie realtà e la propria città.

A GIACARTA, PER ESEMPIO
Recentemente ero a Giacarta. Uno spostamento nel traffico che avrebbe dovuto durare un’ora e mezza è durato sei ore. Per cui non mi lamento più quando a Milano faccio dieci minuti di coda.

LA CRISI È FINITA?
La crisi è in Italia e in Europa. Nell’Europa del Sud ancora, un po’ meno nell’Europa del Nord. Sicuramente devo dire che per l’industria italiana non c’è crisi se sempre di più ci proiettiamo verso i mercati esteri, verso nuovi mercati. Stiamo veramente assistendo a un grande spostamento geografico delle economie. Visto che noi italiani abbiamo l’abilità di avere ancora un grande fascino nel mondo, dobbiamo sicuramente cercare di sfruttare questo.

CREDERE NELL’ITALIA
Esiste anche una grande crisi psicologica. La mia paura è quando vedo che non si vuole investire in Italia, che non si crede più nell’Italia. Mi fa un po’ dispiacere vedere che non compro casa a Milano, ma la compro Miami o la compro Dubai. Penso che dobbiamo tornare un po’ a credere in noi stessi, a credere nelle potenzialità di questo Paese.

CONCRETEZZA MILANESE
Il milanese arriva subito al punto della situazione non fa tanti giri di parole, cioè se dobbiamo arrivare a quell’obiettivo, parliamo di quell’obiettivo. Poi se vogliamo andare a colazione, o a cena insieme, è un’altra storia. E questo è molto milanese.

RITMI COREANI
Io ho dei ritmi molto serrati, però anche in altri paesi. Anzi, sono spesso io che mi devo adattare a loro. Quando vado in Corea ho appuntamenti dalle sei del mattino a mezzanotte.

IL BELLO CHE AVANZA
Nel nord Europa ci sono dei nuovi movimenti creativi interessanti e devo dire che nel Far East, non tanto nella Cina, ma a Taiwan e Indonesia, c’è una buona qualità dei progetti, voglia di conoscere, imparare… Ho visto delle idee sicuramente interessanti, ma anche questo penso che faccia parte di un confronto culturale che diventa sempre più globale. All’inizio ci si confrontava fra italiani. Poi a livello culturale o creativo fra italiani e francesi, inglesi, tedeschi… Adesso, Why not?, ci confrontiamo con persone che stanno a Taiwan.

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