MAX PAPESCHI ## Milanese di Milano, 45 anni, artista

Max Papeschi, milanese di 45 anni, è uno di quelli che può senz’altro dire che il destino a un certo punto fa quello che vuole delle nostre vite. Regista di teatro e tv, nel 2008 gira il suo primo film che il produttore gli contesta e non fa uscire, trasformandolo di fatto anche nell’ultimo (per ora…). Disoccupato, Papeschi prova a montare uno spettacolo teatrale e prima ancora di lavorare all’allestimento – non aveva chi glielo producesse – mette su MySpace tre fotomontaggi che si era divertito a fare per rendere più o meno l’idea di quello che aveva in mente. Nessuno lo contatta, tranne una gallerista milanese che pensa di essersi imbattuta in un visual artist. La tipa gli chiede di esporre le opere all’interno di una mostra collettiva, lui – incredulo – accetta, le opere vengono vendute subito, e dopo poco Papeschi fa la sua prima “personale”. Poi un collezionista polacco fa esplodere uno scandalo internazionale per via di un’affissione gigantesca con una donna nuda, Minnie e una svastica… Papeschi diventa un artista di fama internazionale. vende ed espone ovunque, mette sua mamma in vendita all’asta, crea la prima opera d’arte per Youporn… Insomma, non si ferma più. In questi giorni è per l’ennesima volta in Giappone, a Osaka e Kyoto, per due mostre a lui dedicate (in tutto il mondo finora ne ha fatte un centinaio). Pochi giorni fa a Milano ha venduto alcune sue nuove opere dedicate allo scandaloso regime comunista della Corea del Nord, parte di un progetto che nel 2016 lo vedrà animare una spettacolare installazione itinerante che vuole denunciare le brutalità perpetrate dal dittatore Kim Jong-un. Artista, grande comunicatore, bluff assoluto? Decidete voi. In questa intervista Papeschi racconta tutto: passato, presente e futuro.

Trascrizione videointervista a MAX PAPESCHI

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ARTE PER CASO
La mia entrata nel mondo dell’arte è avvenuta totalmente per caso, anzi è avvenuta dopo un fallimento. Nel senso che io ho sempre fatto il regista, prima di teatro e poi di televisione…

DUE ANNI BUTTATI
Finché non ho girato questo film che mi è costato due anni di vita, un’operazione che poi è andata male perché il film non è stato distribuito. Avevo iniziato col teatro, mi sono detto, e dal teatro proverò a ripartire.

RITORNO AL TEATRO
Il mio prossimo lavoro sarà uno spettacolo teatrale. Avevo iniziato da quello, stavo tornando a quello. Così alcuni miei amici mi hanno detto di usare MySpace: “Vabbè, ma se fai una cosa del genere inizia a usare i social network, fai la pagina dello spettacolo”. Non avevo le immagini con gli attori né quelle delle scene dello spettacolo. Niente. Allora ho pensato ci volessero delle foto che facessero capire lo spirito del testo che volevo allestire.

LA SCOPERTA DI PHOTOSHOP
Non sapevo usare Photoshop, così ho chiamato una mia ex assistente che in un pomeriggio mi ha spiegato le basi. Ho messo le foto su MySpace a scopo dimostrativo, giousto per far vedere qual era il senso dello spettacolo: non mi ha scritto nessuna compagnia teatrale, nessun produttore, nessun impresario. Zero.

LA SORPRESA DELLA GALLERIA
In compenso, però, mi ha scritto una galleria di Milano, dalle parti di via Cadore, dicendomi: “Ah che belli questi lavori: ti va di esporre con noi?”. Da lì è iniziata la collaborazione con questa galleria e pochi mesi dopo ho fatto la mia prima personale. Diciamo che tutto è iniziato da quello.

LA SVOLTA POLACCA
Questo gallerista polacco mi aveva chiesto di partecipare anche lì a una collettiva… All’inizio di solito ti chiamano per questo. Mi sembra che fosse una collettiva sul nudo e sull’arte pop aggressiva. Io ho detto sì, volentieri. E dopodiché mi arrivò un secondo messaggio: “Posso usare l’immagine della tua Minnie nuda, la tua donna nuda con la testa di Topolino e la svastica per la locandina?”. E io ho detto: “Beh, certo: figata!”. Non sapevo che avrebbe fatto una locandina grande quanto un palazzo intero!

TUTTI PAZZI PER MINNIE
Pochi giorni dopo googlando “max papeschi” nelle ultime ventiquattr’ore scopro che c’era tutto il mondo impazzito perché questo aveva stampato questa Minnie 8 metri per otto nel centro di Poznan, in Polonia. Ed era scoppiato un casino perché aveva iniziato la Cnn a fare un servizio, poi la Fox, quindi tutti i canali americani. Ero finito sui siti di tutto il mondo con polemiche, le comunità lì si era divisa.

POLEMICHE INFINITE
C’era stata da una parte la comunità ebraica di Poznan che non capiva questa svastica gigante… E dall’altra i neonazisti polacchi che avevano mandato minacce alla galleria dicendo che era un insulto che io giocassi con il loro simbolo sacro… In poche ore sono diventato uno degli artisti più odiati e conosciuti del mondo.

IL SIGNIFICATO?
I miei primi lavori parlano del linguaggio pubblicitario, cioè del fatto che con la comunicazione pubblicitaria si può fare qualsiasi cosa, si può vendere qualsiasi valore. Dai pannolini a un attacco in Iraq al partito nazionalsocialista.

FINTE PUBBLICITÀ
Ho cercato di fare dei lavori che si avvicinassero più possibile a finte campagne pubblicitarie…

SIMBOLI A CONTRASTO
I simboli sono una rappresentazione. La svastica in Occidente, se escludiamo una parte dell’Asia, è il simbolo del male assoluto, non è il simbolo del sole, né il simbolo di buona fortuna. È il simbolo del male assoluto come Topolino in tutto il mondo è il simbolo dell’infanzia, della purezza, dei buoni sentimenti. Topolino è uno che collabora con la polizia, fa arrestare i cattivi, è buono con tutti. Era proprio il fatto di mettere insieme le cose a interessarmi, volevo che questo simbolo visivo descrivesse… Questa cosa, dopo un po’ di interviste, per chi si è preso la briga di leggere le mie interviste, anche solo i titoli, l’ha capito e quindi è cambiato molto nei miei confronti. Cioè non ho più ricevuto mail con insulti e minacce un po’ da tutti.

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VENDESI MAMMA
Vendere mia mamma è stato eccezionale. Lì il gioco è stato proprio fare di una notizia l’opera: ”Artista mette in vendita sua madre in un’asta”. È una notizia cliccabile, appetibile, e questo è stato il gioco e tutti i media, quasi tutti, sono venuti a patti con la consapevolezza che era una cazzata. E hanno postato “artista venderà sua madre in un’asta”. L’opera è stata questa. Tra l’altro quella è stata una notizia che ha girato tantissimo, non so perché, in centro America e Sudamerica.

L’ARTE SU YOUPORN
Volevo essere il primo artista a fare videoarte su Youporn. Sono partito dall’idea di Jeff Koons che ha fatto quell’operazione con Cicciolina, che era sua moglie, con “Made in Heaven”. A me piaceva, era il 2011, se mi ricordo bene, o il 2012. Era proprio il momento. Dal 2008 c’era la crisi più nera. Era cambiato tutto il mondo e quindi mi piaciuto giocare sul discorso “Exit From Heaven”, cioè l’uscita dal paradiso. Ho trovato questa ragazza fantastica che si è prestata, una modella fetish, e l’abbiamo vestita da Minnie con questa tutta in lattice integrale e abbiamo fatto questo video da mettere su Youporn. E poi il matrimonio riparatore in una villa con 300 invitati, con la torta, la cerimonia… È stato molto divertente.

MILANO, AMERICA
Milano ha un’immagine internazionale. È positiva in tutto il mondo, cioè per un ragazzo di Los Angeles, se vai a una festa a Melrose, in quelle zone lì, e chiacchieri e dici: “Sono di Milano”. “Wow!”, rispondono tutti. È la loro America. Molti ci vengono, ci stanno, la amano. È una città che tutto sommato ho rivalutato moltissimo nel tempo, soprattutto non passandoci più tutto l’anno mi sono reso conto che alla fine è una città dove è bello vivere.

I SOLDI DI MAX
Guadagno come un massaggiatore di una squadra di C2. Anzi, no: probabilmente anche meno. No, non si guadagna tantissimo con l’arte. Se lo scopo è fare soldi ci sono un sacco di attività, anche qualcuna legale, che danno sicuramente più entrate.

L’INVIDIA
L’invidia è internazionale. Le stesse cose, le stesse dinamiche che tu senti qua a Milano, quando si parla male di persone che hanno successo e si parla male, e ci si accanisce con quelli che che hanno perso il successo. È una prassi internazionale, che fa parte della natura umana. Le stesse cose io le sento quando sono alle cene a Hollywood con la stessa cattiveria.

LE CRITICHE
Mi dà un pochino fastidio il fatto che si pensi, soprattutto per quanto riguarda i primi lavori, che veramente ho fatto senza nessuna pretesa, nessuna ambizione di esporre, di venderli. Che dicano ”Ah, questi lavori sono molto furbi perché vanno a pescare in questo e quello ed è chiaro che collezionisti li comprino perché ci sono delle icone”. Io questi lavori, spesso ci si dimentica, quelli più famosi, quelli che anche adesso vedi su copertine di libri, sono lavori che ho fatto a casa da disoccupato, per gioco, per mostrare qualcos’altro. Quindi non c’è stata alcuna furbizia. Poi di quello che dicono gli altri, adesso, me ne frego abbastanza.

LE DUE MORALI
Le morali sono due, secondo me: da una parte, è vero, non controlli il tuo destino. Nel senso che tu puoi fare tutti i cazzo di piani che vuoi, però se non è destino riuscire a fare una cosa, non ci riesci. La sfortuna e le cose possono anche convergere e impedirti di farlo… Però è anche vero che se tu insisti, vai avanti, e credi in quello che stai facendo… È come l’acqua, una strada la trova sempre. L’importante è andare avanti e non farsi scoraggiare ed essere anche disponibile a cambiare in corso d’opera lo strumento che stai usando per raccontare quello che vuoi raccontare.

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L’EFFETTO GRANDE FRATELLO
L’effetto che faccio per quelli che hanno fatto l’Accademia di Brera, la Naba, quello che vuoi… Quelli che hanno studiato e si sono impegnati, hanno fatto anni e anni di gavetta, collettive, di cose e sono arrivati a fare la loro prima mostra magari dopo dieci anni di lavoro, non hanno ancora esposto all’estero, non hanno avuto comunque tutta la rassegna stampa che ho avuto io… L’effetto è un pochino quello che ha un attore uscito da un’accademia a trovarsi quello che esce dal Grande Fratello e inizia subito a fare il protagonista nei film.

UNO STRONZO DI MILANO
Loro quello che vedevano è uno stronzo di Milano che prima non esisteva e a un certo punto te lo vedi fare personali ovunque, te lo vedi su tutte le riviste d’arte e non solo, in prima pagina su vari quotidiani, ti fa girare i coglioni. Una stronzata fatta con Photoshop in cinque minuti, vaffanculo perché questo diventa famoso e io no?! E ci sta. Questo un pochino c’è ancora, anche se si è un pochino smorzato dopo il libro che ho scritto. Perché insomma lì ho raccontato anche un po’ tutto quello che poi è stata una gavetta che c’è stata anche se non nel mondo dell’arte, ma nel mondo dello spettacolo.

I MERCATI MIGLIORI
In Italia, Svizzera, Germania e Polonia. Adesso negli Stati Uniti, solo in California però. Sto cominciando a prendere piede a Parigi, in Francia ho fatto una mostra importante, e anche in Giappone e Turchia. Questi sono i paesi dove ho una grossa affluenza alle mostre e dove sto cominciando a lavorare seriamente.

L’EQUIVOCO PIÙ FREQUENTE
In America non è mai tra la comunità ebraica, non sono mai gli ebrei il problema, anzi: ho molti collezionisti, anche ebrei, anche da Israele, che comprano le mie cose. La cosa che invece succede molto spesso riguarda proprio i Wasp, i White Anglo Saxon Protestant americani, i galleristi che quando vedono i miei lavori dicono: ”Io questi non li posso mettere in galleria perché fra la mia clientela ho molti ebrei e quelli sono vendicativi”. È pazzesco. Il luogo comune, il razzismo, e il fastidio i miei lavori non ce l’hanno dagli ebrei ma dagli altri.

CHE COSA FACCIO?
Faccio Max Papeschi che gioca in questo momento con Photoshop e non solo. Sì, è arte contemporanea. Nel senso che va nelle gallerie, va nei musei, quindi è arte contemporanea. Però alla fine, per quanto mi riguarda, sia quando facevo teatro, televisione e cinema, che adesso arte contemporanea per me è sempre stato raccontare la visione che ho io della vita. Cosa penso io delle cose.

PROGETTO COREA DEL NORD
Sto lavorando sulla Corea del Nord. È un progetto a cui tengo molto che partirà all’inizio del 2016. E dovrebbe essere sviluppato nei prossimi due anni.

RISCHI DA PRENDERE
Si parla di un regime in questo momento che sta facendo delle cose orrende alla sua popolazione. E quindi secondo me un rischio va preso. Nel senso che non si può far finta di giocare contro il potere per fare il Pierino dell’Occidente senza poi, quando c’è la possibilità di fare qualcosa, di intervenire in prima persona. Si deve fare. Al di là degli eventuali rischi. Questa nuova serie sulla Corea del Nord io spero che non serva solo a farmi conoscere in altri paesi, o a vendere qualche quadro in più, ma spero che davvero posso fare una piccola differenza su quello che è… Perché si conosce pochissimo di quello che succede in Corea del Nord, quindi spero che grazie a un’arte dissacrante che comunque piace ai media, e quindi credo che sarà molto raccontata, si possa sensibilizzare l’opinione pubblica e far conoscere cose assurde che non si conoscono.

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